Hospitality Management

Personale in fuga o demotivato, quando i manager calpestano l’etichetta

personale in fuga o demotivato

Mi è capitato spesso di lavorare nei cosiddetti paesi in via di sviluppo per aziende europee non italiane.

Oggi vi parlo di un caso pratico, avvenuto in un’isola caraibica.

Si tratta di una catena alberghiera con sede centrale in Europa.

L’incarico era di “corporate management”.

I miei colleghi di alto management erano europei e appartenevano tutti alla stessa nazionalità della sede centrale.

I dipendenti e middle management erano locali.

Quando arroganza e maleducazione prevalgono sulle buone maniere

È stato per me uno shock verificare come i manager europei usassero solo arroganza e maleducazione per comunicare con i team locali.

Pensavo avessero un livello socio-culturale superiore.  Credevo avessero una mentalità più aperta e una preparazione migliore.

Invece ho assistito a riunioni dove i capi usavano parolacce. A volte anche veri e propri insulti.

E i locali, per sottomissione e per paura di perdere il posto di lavoro, si sentivano costretti a tacere.

Personalmente, forse anche grazie al mio carattere, ho sempre avuto ottimi rapporti con tutti.

Percepivo il loro dispiacere davanti a queste scene.

Mi domandavo: ma questo team con quale stato d’animo esce dalle riunioni?

Motivato? Triste?

Sicuramente non con la voglia necessaria per compiere il proprio lavoro al meglio delle proprie possibilità!

Le ricadute negative sull’attività lavorativa

La loro reazione era negativa, così come l’effetto sul lavoro.

Mi rendevo conto che sentire questi commenti negativi minava il mio lavoro, il mio spirito.

Ma anche e soprattutto quello dei miei collaboratori.

Un giorno, stanca di assistere a scene veramente “inaccettabili”, ho deciso di confrontarmi con il Direttore Generale di Area.

Ho spiegato i miei punti di vista e il mio disagio.

Facendo capire che con quell’atteggiamento non mi interessava andare avanti.

Quindi ho rassegnato le dimissioni e ho deciso di tornare nella mia sede di Milano.

Ho avuto molte di queste esperienze nella mia vita. Ma questa mi ha lasciato una riflessione importante.

I danni causati dalla mancanza di etichetta aziendale

Cosa mancava a quei manager? Maggiore preparazione a livello umanistico?

Una migliore comprensione dell’etichetta aziendale?

Mancavano anche di empatia e gentilezza, e di una profonda conoscenza della cultura di quel Paese.

Questi “gap” non permettevano loro di comunicare serenamente.

In quel periodo avevo già aperto da qualche anno l’Accademia di Galateo a Milano.

Ma evidentemente era impossibile far ragionare loro con termini diversi da quelli a cui erano abituati e con cui avevano sempre lavorato.

Quei termini non erano altro che maleducazione, urla, mancanza di rispetto.

E naturalmente un grande atteggiamento di superiorità!

Il primo passo da compiere: formare tutto il personale

Sarebbe stata essenziale una buona formazione per tutto il personale, sull’etichetta aziendale e sull’etichetta interculturale.

Un’analisi delle usanze locali e delle differenze con quelle europee sarebbe stata di grande aiuto a tutti.

Avrebbe dato risultati migliori in entrambi i casi. Il personale si sarebbe sentito formato e motivato.

Mentre gli europei avrebbero avuto l’opportunità di migliorare il proprio rapporto con i loro collaboratori locali.

Le buone maniere niente hanno a che vedere con la formazione accademia.

Non sono esclusive di un gruppo di élite.

Raramente le aziende puntano su etichetta e buone maniere per mantenere o incrementare il proprio parco clienti.

Sono poche le realtà che adottano manuali di etichetta aziendale.

Personale in fuga: le ricadute negative sull’azienda

Certo è che questa incapacità di comprendere le cause reali della “fuga” di collaboratori e clienti, rappresenta un grave danno per l’azienda.

Soprattutto se si pensa alle risorse umane ed economiche investite per acquisirli.

Per non parlare sul danno d’immagine se certi atteggiamenti dovessero riflettersi all’esterno.

Questa è una storia personale, in cui ho dovuto assistere alle carenze del senior management e del middle management.

Erano quelli che avevano urgentemente bisogno di formazione sull’etichetta aziendale, sull’etichetta sociale e sull’etichetta interculturale.

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