Hospitality

Staff house: un benefit abitativo per i lavoratori stagionali nel turismo italiano

Staff house un benefit abitativo per i lavoratori stagionali nel turismo italiano

Il settore turistico italiano fa ampio affidamento sul lavoro stagionale, con centinaia di migliaia di addetti impiegati ogni estate.

Secondo una recente pubblicazione di Federalberghi, nella stagione estiva 2025 saranno oltre 430 mila le persone occupate nel comparto ricettivo, di cui circa 245 mila lavoratori stagionali, in crescita rispetto all’anno precedente.

Questa forza lavoro temporanea è essenziale per sostenere il picco di domanda turistica, ma deve fare i conti con un problema sempre più pressante: la mancanza di soluzioni abitative adeguate e a costi accessibili nelle principali località turistiche.

Località balneari, città d’arte e destinazioni montane soffrono spesso di carenza di alloggi a prezzi moderati. Molti lavoratori stagionali provengono da fuori zona e trovano difficoltà a trovare una sistemazione vicina al luogo di lavoro, complice anche il boom degli affitti brevi turistici che riduce l’offerta di case a lungo termine.

La carenza di alloggi per il personale stagionale è emersa come uno dei fattori chiave che alimentano la carenza di personale nel turismo, limitando la capacità di reclutamento in molte destinazioni. In zone dove il costo delle case è proibitivo, offrire una sistemazione dignitosa ai dipendenti stagionali può fare la differenza tra avere personale sufficiente o dover ridurre i servizi.

Non a caso, agli Stati Generali di Federturismo Confindustria il tema degli alloggi gratuiti o a canone agevolato per i lavoratori stagionali in località turistiche costose è stato indicato come priorità assoluta per rilanciare la filiera.

Di fronte a questa sfida, stanno emergendo in Italia iniziative sia istituzionali sia private per garantire alloggi ai lavoratori. Una soluzione ispirata a modelli già diffusi all’estero è quella delle “staff house”, ovvero foresterie o dormitori dedicati al personale stagionale.

Di seguito analizziamo l’approccio delle istituzioni (a partire dal Ministero del Turismo), alcuni casi di studio italiani – come Jesolo in Veneto – e infine esperienze estere comparabili che possono offrire spunti utili.

L’impegno del Ministero del Turismo e i dati istituzionali

Sul fronte istituzionale, il tema è entrato nell’agenda politica nazionale. L’attuale Ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha riconosciuto pubblicamente l’importanza della questione alloggi per i lavoratori stagionali.

Durante un evento a Verona (LetExpo 2025) Santanchè ha dichiarato: “Mi dedicherò molto alle staff house, le case per i lavoratori, così da fornire un aiuto agli imprenditori – perché comunque pagare la casa ai propri dipendenti stagionali comporta un costo – e al contempo dare la possibilità ai giovani di rinnamorarsi del turismo, anche perché la casa è un componente importante per la qualità della vita di ciascuno di noi”. Questa affermazione sottolinea due aspetti chiave: da un lato, alleggerire i costi per le aziende che oggi spesso devono farsi carico di trovare e pagare l’alloggio ai dipendenti; dall’altro, rendere più attrattivo il lavoro nel turismo per i giovani, consentendo loro di costruirsi un futuro più gratificante, anche grazie a condizioni di vita migliori come un alloggio dignitoso.

Dalle parole si sta passando ai fatti. Il Ministero del Turismo ha annunciato l’arrivo imminente di un bando pubblico dedicato proprio alla realizzazione di alloggi per lavoratori del turismo. L’idea, confermata dalla ministra, è di predisporre entro fine 2025 un bando da 420 milioni di euro per favorire la nascita di staff house in tutta Italia.

In particolare, il progetto ministeriale punta a recuperare immobili pubblici inutilizzati o strutture ricettive dismesse, riconvertendoli in residenze temporanee gratuite o a canone calmierato per il personale del settore. Per attuarlo, MiTur prevede una collaborazione con Invimit SGR (società pubblica di gestione del patrimonio immobiliare dello Stato) al fine di individuare gli immobili idonei.

Si tratta di un approccio strategico ispirato alle economie turistiche avanzate: invece di costruire da zero, si valorizzano edifici esistenti per creare una rete di foresterie moderne per stagionali.

L’iniziativa governativa risponde direttamente alla carenza di manodopera lamentata dalle imprese. Federalberghi e Federturismo hanno più volte evidenziato che rendere disponibile un alloggio gratuito o economico ai dipendenti è cruciale per rendere il lavoro stagionale più appetibile e contrastare la fuga di lavoratori verso altri settori.

Oltre al bando nazionale, si registrano prime mosse anche a livello locale: ad esempio, in Trentino è stata approvata nel 2024 una legge provinciale che permette di utilizzare gli alberghi dismessi come foresterie per i lavoratori stagionali.

Tuttavia, l’applicazione di tale norma inizialmente non ha prodotto i risultati sperati – nei primi mesi dall’entrata in vigore non si sono visti progetti concreti – spingendo le autorità a valutare correttivi. Ciò indica che la sola previsione normativa potrebbe non bastare senza incentivi adeguati e collaborazione con gli operatori.

Da parte sua, anche Regione Liguria ha espresso pieno supporto alla direzione tracciata dal Ministero. L’assessore al Turismo ligure ha definito “importante” il segnale arrivato da Santanchè e ha confermato che la Regione è pronta a collaborare per mettere in campo azioni concrete sul territorio.

“Garantire una sistemazione dignitosa al personale stagionale non è solo un supporto alle aziende ma anche un elemento fondamentale per rendere il lavoro nel turismo più attrattivo, stabile e qualificato”, ha dichiarato l’assessore ligure, ribadendo come abitazione e qualità del lavoro vadano di pari passo.

Questa presa di posizione riflette una consapevolezza crescente: investire nel welfare abitativo dei dipendenti non è un costo fine a sé stesso, ma un investimento per il settore, con ricadute positive in termini di reputazione del lavoro turistico e continuità del servizio.

Infine, un altro dato istituzionale rilevante riguarda la componente straniera della forza lavoro. Con il Decreto Flussi, il governo ha aumentato le quote di ingresso per lavoratori extra-UE nel turismo, riconoscendo che molti stagionali arrivano dall’estero.. Tuttavia, attirare personale straniero (così come giovani italiani da altre regioni) presuppone offrire condizioni adeguate: oltre a misure economiche come la detassazione delle mance o la decontribuzione sui festivi, diventa cruciale garantire vitto e alloggio.

Già oggi molte offerte di lavoro nel turismo includono il vitto e talvolta l’alloggio; con le staff house si vorrebbe sistematizzare questa pratica, sollevando i singoli imprenditori dall’onere organizzativo ed economico.

Il modello Jesolo e le iniziative locali in Italia

Parallelamente alle iniziative dall’alto, in Italia stanno emergendo case study locali virtuosi, frutto della cooperazione tra imprenditori e associazioni di categoria. Uno dei progetti più emblematici è quello avviato a Jesolo, nota località balneare veneta, dall’Associazione Jesolana Albergatori (AJA).

Di fronte alla difficoltà di reperire personale stagionale disposta a trasferirsi per l’estate, già nel 2023 AJA ha sperimentato la creazione di una foresteria dedicata ai dipendenti degli hotel associati.

Il progetto Lavorare a Jesolo ha preso forma riconvertendo una struttura esistente: l’Hotel El Paso, un albergo non più competitivo sul mercato, è stato trasformato in foresteria per i lavoratori stagionali. Si tratta, di fatto, del primo caso in Italia di foresteria al servizio di un’associazione di categoria, un modello innovativo realizzato valorizzando patrimonio ricettivo esistente.

L’hotel riconvertito dispone di 35 camere totali; la gestione è cooperativa: ogni albergatore socio AJA può prenotare 1 camera per ciascun hotel che gestisce, assicurandosi così un posto letto per almeno un dipendente stagionale.

I costi di utilizzo sono ripartiti su base annuale e variano a seconda della tipologia di stanza (singola o doppia) e della metratura. In pratica, gli albergatori pagano una quota concordata per garantire ai loro collaboratori un alloggio per tutta la stagione (l’accordo copre un anno intero, quindi anche eventuali stagioni intermedie).

Già alla vigilia dell’estate 2024, la foresteria AJA si è rivelata un successo: tutte le camere sono andate esaurite in prenotazione (sold-out) prima ancora dell’inizio della stagione balneare.

Gli hotel di Jesolo impiegano circa 6.000 addetti stagionali, quindi 35 posti letto coprono solo una piccola frazione del fabbisogno, ma l’iniziativa ha un valore simbolico e pratico importante. “È la dimostrazione che è possibile fare qualcosa di concreto”, ha commentato il presidente di AJA Pierfrancesco Contarini, sottolineando come questa foresteria – pur limitata rispetto alle grandi necessità – abbia fatto da apripista.

Sull’onda dell’esempio jesolano, molti imprenditori in città si sono mossi per conto proprio, unendo le forze: alcuni hanno individuato appartamenti o altre strutture da adibire a alloggi per il personale, talvolta in condivisione tra più aziende.

In altre parole, Jesolo ha innescato un piccolo cambiamento culturale: tutta la comunità locale si è attivata per cercare soluzioni abitative ai propri stagionali, riconoscendo che ne va della competitività della destinazione nel suo complesso.

Il “modello Jesolo” non è rimasto un caso isolato. In altre località turistiche italiane cominciano a comparire iniziative simili, ispirate dalla medesima logica. Ad esempio, a Grado (rinomata meta balneare in Friuli-Venezia Giulia), la società di gestione turistica locale (Git) ha deciso nel 2025 di investire in una propria foresteria per i dipendenti non residenti sull’isola.

In concreto, la Git ha stanziato 70 mila euro per affittare la dépendance di un albergo vicino alle proprie strutture balneari, così da ospitare 25-30 lavoratori stagionali da maggio a settembre. Parte delle camere saranno singole, garantendo maggiore privacy, e i costi di affitto gravano sul budget aziendale destinato al welfare del personale.

Oltre all’alloggio, la Git fornirà ai dipendenti “foresteristi” anche buoni pasto serali in un ristorante convenzionato e ha in progetto la creazione di uno spazio ricreativo dedicato (riutilizzando locali inutilizzati delle terme cittadine).

L’obiettivo dichiarato dal presidente di Git, Roberto Marin, è evitare il pendolarismo estenuante da parte di chi abita lontano, aumentare la sicurezza (riducendo gli incidenti stradali legati agli spostamenti) e soprattutto attrarre candidati che altrimenti, dovendo pagarsi un alloggio a Grado, avrebbero rinunciato al lavoro.

Anche in questo caso, l’investimento in alloggi si traduce in un vantaggio competitivo nel reperire personale: già nel Recruiting Day locale le richieste hanno superato le disponibilità, segno che offrire vitto e alloggio può fare da calamita per studenti e lavoratori stagionali anche da altre regioni.

Altre sperimentazioni meritano menzione: in Liguria, alcune catene alberghiere di lusso presenti a Portofino e Santa Margherita Ligure hanno acquisito o affittato immobili destinati a staff house per il proprio personale (spesso condividendo camere doppie o multiple). Offrire “vitto e alloggio in staff house” compare ormai esplicitamente in vari annunci di lavoro stagionale anche in Italia, specie nelle località più esclusive.

Ciò indica che il concetto di staff house sta entrando nel lessico comune del settore: se finora era prassi consolidata soprattutto all’estero, ora anche da noi diverse aziende lo vedono come un benefit essenziale per attrarre camerieri, cuochi, receptionist qualificati disposti a spostarsi per la stagione.

Va però notato che non mancano difficoltà e limiti. Realizzare foresterie richiede investimenti e spesso iter burocratici (cambio destinazione d’uso di immobili, autorizzazioni igienico-sanitarie, ecc.).

L’esperienza del Trentino citata prima lo dimostra: una buona legge rischia di restare inapplicata se i parametri urbanistici o i costi di adeguamento degli immobili dismessi risultano proibitivi.

Anche a Jesolo, la foresteria AJA da 35 stanze è stata possibile grazie alla disponibilità di un privato (la famiglia proprietaria dell’hotel dismesso) e ad accordi tra pari: non tutte le destinazioni hanno queste possibilità a portata di mano. Tuttavia, la direzione è tracciata.

Come evidenziato dalla testata Job in Tourism, dopo la pandemia molte aziende hanno incrementato gli investimenti negli alloggi per il personale come primario strumento di attraction & retention: in un mercato del lavoro sempre più competitivo, fornire una sistemazione decorosa, comoda (vicina al luogo di lavoro, ben servita) e non sovraffollata è diventato un criterio che pesa quanto lo stipendio nel rendere appetibile un’offerta.

Del resto, il settore turistico sta cercando di scrollarsi di dosso la nomea di lavoro “da far west”, con orari massacranti e poche tutele: migliorare le condizioni abitative dei lavoratori stagionali rientra in questo sforzo di qualificazione e di attrazione delle nuove generazioni.

Esperienze estere a confronto

Per contestualizzare il fenomeno, è utile guardare ad alcune esperienze estere comparabili. In molte destinazioni turistiche avanzate, le staff accommodation per lavoratori stagionali sono una prassi consolidata da anni.

Ad esempio, nelle località sciistiche alpine di Austria e Svizzera, è comune che gli hotel offrano vitto e soprattutto alloggio gratuito o a costo simbolico al personale stagionale. In Austria, in particolare, molte offerte di lavoro stagionale prevedono l’alloggio incluso: in media i lavoratori pagano cifre irrisorie (150-200 € al mese) oppure beneficiano di alloggio fornito gratuitamente dal datore di lavoro.

Questo avviene perché in numerosi villaggi turistici delle Alpi il mercato immobiliare è saturo di seconde case e affitti turistici, rendendo impossibile per un lavoratore stagionale trovare casa autonomamente. Gli albergatori austriaci, consapevoli che senza alloggio non troverebbero personale, da tempo considerano la staff house parte integrante del pacchetto retributivo – analogamente a come offrono i pasti durante il turno.

Negli Stati Uniti, dove molte cittadine vivono di turismo stagionale, si registrano interventi sia pubblici sia privati per affrontare l’emergenza abitativa dei lavoratori temporanei.

Ad esempio, la città di Myrtle Beach (nota meta balneare in South Carolina) ha promosso un vasto progetto di housing per stagionali: il Comune ha approvato una speciale zona urbanistica destinata esclusivamente alla costruzione di dormitori per lavoratori J-1 e H-2B (studenti internazionali e lavoratori stranieri con visti temporanei).

Su un’area di 7,5 acri sorgeranno sei edifici dormitorio in stile campus: la prima fase ospiterà circa 600 posti letto (quattro letti a castello per stanza, con servizi condivisi come mense e lavanderie), per arrivare a regime a 1.200 posti. Il progetto, dal costo stimato di 50 milioni di dollari, sarà gestito da un costruttore privato ma è stato reso possibile dall’attivismo dell’amministrazione locale, che ha riconosciuto come il 4% dell’intera forza lavoro cittadina sia composta da stagionali e come senza un intervento le imprese faticassero ad operare a pieno regime.

Un altro esempio viene dal Wyoming: la celebre località di Jackson Hole, sede di un grande comprensorio sciistico, ha visto direttamente il maggiore datore di lavoro (la società che gestisce il Jackson Hole Mountain Resort) farsi carico del problema abitativo. È nato così “The Powderhorn”, un complesso di 26 unità abitative in stile dormitorio costruito appositamente per i dipendenti stagionali del resort.

Ogni unità consiste in camere da letto private (ognuna chiudibile a chiave) inserite in appartamenti condivisi con soggiorno, cucina e bagno comune. Questo consente a ogni lavoratore di avere il proprio spazio pur a costi contenuti e con momenti di socialità. Vista la necessità crescente, nel 2022 il resort ha avviato una seconda fase di espansione che aggiungerà altre 30 unità abitative per il personale. Siamo di fronte quindi a un caso in cui un’azienda del settore investe direttamente nel mattone per il benessere e la disponibilità di forza lavoro.

Esperienze analoghe si trovano un po’ in tutto il mondo turistico: a Provincetown (famosa destinazione estiva nel Massachusetts), un imprenditore privato sta realizzando un complesso di housing per stagionali dopo che il piano economico locale ha identificato la questione abitativa come prioritaria; a Bar Harbor, porta di accesso al parco nazionale di Acadia nel Maine, la comunità locale ha convertito parte di una vecchia base della Guardia Costiera in dormitori per lavoratori estiv.

In alcune aree, si sperimentano soluzioni modulari innovative (micro-appartamenti, housing temporaneo in container prefabbricati) o partenariati pubblico-privati dove le aziende contribuiscono ai costi di affitto di case reperite dal Comune.

Un ulteriore spunto interessante proviene dall’organizzazione di grandi eventi internazionali. Il Ministero del Turismo italiano stesso ha accennato alla possibilità di riutilizzare a fini abitativi alcune strutture del Villaggio Olimpico di Cortina dopo i Giochi Invernali 2026. Sebbene al momento il piano ufficiale preveda lo smantellamento dei prefabbricati post-Olimpiadi, Santanchè ha indicato che non si esclude di conservare e riconvertire parte di quegli alloggi temporanei per trasformarli in staff house a beneficio del territorio dolomitico.

Un’idea simile fu adottata, ad esempio, dopo le Olimpiadi Invernali di Salt Lake City 2002, dove gli alloggi degli atleti vennero in parte riconvertiti in dormitori universitari e residenze convenzionate. Ciò dimostra come una visione strategica di lungo termine possa integrare le politiche abitative per lavoratori con la pianificazione urbanistica e gli investimenti pubblici, evitando sprechi e creando legacy positive.

Confronto tra approcci italiani ed esteri

Come si evince, il tema staff house in Italia è agli inizi di un percorso già intrapreso altrove. La tabella seguente confronta in sintesi gli approcci italiani emergenti con quelli consolidati all’estero, evidenziandone caratteristiche e modalità:
Tabella – Confronto sintetico tra le iniziative in Italia e le pratiche estere riguardo agli alloggi per lavoratori stagionali nel turismo.

AspettoApproccio in ItaliaApprocci all’estero
Ruolo delle istituzioniIn fase di sviluppo: bando statale 420 mln € entro 2025 per riconvertire immobili pubblici in alloggi per stagionalii. Alcune norme locali (es. Trentino) per uso di hotel dismessi come foresterie, con risultati ancora da verificare. Collaborazione istituzioni-imprese in aumento (vedi Regione Liguria pronta a supportare azioni sul territorio).Già attivo da tempo: in vari paesi le autorità locali agevolano housing per lavoratori. Esempi: zoning speciali per dormitori stagionali (Myrtle Beach, USA); investimenti pubblici in housing dedicato; utilizzo di strutture post-evento (es. riuso villaggi olimpici). I governi incentivano o richiedono agli employer di fornire alloggio (in alcuni casi è requisito per i visti, come per i J-1 negli USA).
Iniziative di categoriaProgetti pilota guidati da associazioni locali: es. AJA Jesolo, prima foresteria associativa (35 camere) ricavata da hotel esistente, modello ora studiato da altre località. Federalberghi e associazioni spingono il tema nelle sedi istituzionali, ma pochi interventi su scala nazionale finora.In diversi paesi, associazioni di albergatori collaborano per soluzioni comuni: es. creazione di lista alloggi per stagionali gestita dall’ente turismo (accade a St. Anton in Austria, dove l’ufficio turistico mantiene un elenco di stanze disponibili per il personale stagionale). Meno frequente il caso di strutture gestite dall’associazione stessa (modello Jesolo è innovativo).
Iniziative dei datori di lavoroMolte iniziative volontarie singole o in rete: imprenditori che affittano appartamenti per i dipendenti o convertono proprie strutture. Esempi: Git Grado affitta dépendance (25-30 posti, costo €70.000) per staff; hotel 5* a Portofino mettono a disposizione staff house con camere condivise per il personale. Focus recente sul migliorare qualità degli alloggi (meno affollati, più decorosi) per attrarre giovani.Da tempo parte integrante del settore: catene alberghiere internazionali e resort prevedono alloggi staff nel proprio business model. In Austria e Svizzera offrire vitto e alloggio (spesso gratuito) è standard contrattuale. Grandi resort USA costruiscono dormitori aziendali (vedi Jackson Hole). Alcuni datori uniscono forze con developer per realizzare housing privato (es. progetto privato a Provincetown, MA).
Obiettivi e beneficiBreve termine: coprire il fabbisogno immediato di posti letto per salvare la stagione turistica. Medio-Lungo termine: rendere il lavoro nel turismo più attrattivo e sostenibile, riducendo turnover e carenza cronica di personale. Benefici attesi: maggiore continuità del servizio, qualità di vita per i lavoratori, reputazione del settore in crescita.Oltre agli obiettivi analoghi (garantire workforce sufficiente e qualificata), all’estero si punta anche a stabilizzare le comunità locali: evitare lo spopolamento dovuto a costi abitativi, destagionalizzare l’occupazione. In molte località, le staff house contribuiscono a ridurre l’impatto sociale del turismo (meno pendolarismo, meno pressione sugli affitti residenziali) e a migliorare la qualità complessiva dell’offerta turistica.

Staff House e lavoro stagionale: la chiave per attrarre e trattenere talenti

L’utilizzo delle staff house come benefit per i lavoratori stagionali si sta affermando in Italia come risposta concreta a un problema strutturale del settore turistico.

Ciò che in passato veniva lasciato all’arrangiarsi del singolo (il cameriere costretto a dividere in quattro una stanza in affitto, o l’hotel che ospitava il cuoco in una camera destinata agli ospiti sottraendola alla vendita) sta diventando oggetto di politiche mirate e soluzioni organizzate.

Il vantaggio competitivo per i datori di lavoro è evidente: poter offrire alloggio gratuito o a basso costo ai propri collaboratori stagionali aiuta ad attirare più candidati, spesso qualificati, e a mantenerli per l’intera stagione (riducendo quindi anche il turnover in corso d’opera). Dal lato dei lavoratori, avere una sistemazione dignitosa incide positivamente sul work-life balance e sulla soddisfazione, aumentando la probabilità che tornino nelle stagioni successive. In ultima analisi, ne beneficia anche il turista finale, perché strutture con personale sufficiente e motivato possono garantire servizi migliori.

L’Italia turistica sta dunque cercando di colmare un gap organizzativo rispetto ad altri paesi concorrenti. L’impegno espresso dal Ministro Santanchè – con risorse dedicate e una regia nazionale – segna un passo importante: se il bando da 420 milioni si tradurrà in progetti concreti diffusi sul territorio, potremmo assistere nei prossimi anni alla creazione di una rete di foresterie e alloggi per stagionali nelle principali destinazioni, dal mare alla montagna.

Allo stesso tempo, gli esempi di Jesolo, Grado e altre realtà dimostrano che soluzioni dal basso sono possibili e replicabili: la chiave sta nella collaborazione tra imprese (anche concorrenti tra loro) e nel supporto delle istituzioni locali nel facilitare autorizzazioni e incentivi.

Naturalmente, le staff house da sole non risolveranno tutte le problematiche del lavoro stagionale, ma rappresentano un tassello fondamentale. Affiancate da altre misure – adeguamenti contrattuali, formazione, politiche di destagionalizzazione per allungare i periodi di impiego – possono contribuire a riqualificare il lavoro turistico rendendolo più stabile e attrattivo.

Come è emerso dai dibattiti settoriali recenti, “come si possono reperire gli addetti necessari se non si è in grado di garantire loro un’abitazione dignitosa in loco?”. Questa domanda retorica racchiude il nocciolo della questione.

L’auspicio è che l’Italia sappia fare tesoro delle migliori pratiche, interne ed estere, per costruire un sistema di welfare abitativo nel turismo all’altezza delle sfide future, in cui la staff house diventi non un’eccezione pionieristica, ma una componente normale dell’organizzazione aziendale e del supporto ai lavoratori.