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Il boom dei viaggi studio in Brasile: un’opportunità per la destinazione Italia

Il cielo sul turismo all’estero dei brasiliani continua a essere nuvoloso (con qualche squarcio di azzurro), ma c’è un segmento di nicchia che cresce più di tutti gli altri.

Secondo la BELTA (Brazilian Educational & Language Travel Association), che riunisce le principali istituzioni ed agenzie che operano nel segmento di corsi di lingua e di formazione all’estero, il numero di questi viaggi è cresciuto in dieci anni del 600 %.

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Il segmento ha generato nel 2015 un volume di affari di circa 1,5 miliardi di dollari con una stima di 260 mila viaggiatori (circa il 3 % sul totale dei viaggi all’estero).

Il numero delle agenzie di viaggi attive nel segmento è quintuplicato negli ultimi sette anni, passando da 945 a 5.425 (fonte Ministero del Turismo). Di recente anche il gruppo CVC, la più importante realtà del turismo in Brasile, ha deciso di estendere le proprie attività al segmento dei viaggi studio all’estero.

Le prime 10 destinazioni di questo segmento dal Brasile sono nell’ordine : Canada, USA, Australia, Irlanda, UK, Nuova Zelanda, Malta, Sud Africa, Francia e Spagna.

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L’Italia può sfruttare un potenziale ancora inespresso

L’Italia, che a totale flussi si contende con la Francia il primato nelle preferenze dei turisti brasiliani che vanno in Europa, ha quindi un grande potenziale ancora da cogliere.

È interessante notare che nello studio della Belta datato 2013, la destinazione UK (che probabilmente quest’anno dopo il Brexit salirà di nuovo) era in terza posizione. Spagna e Francia erano rispettivamente alla sesta e ottava posizione, mentre Malta non figurava tra le prime dieci.

Negli ultimi due anni sono cresciute maggiormente le destinazioni più accessibili dal punto di vista dei costi e che meglio si sono vendute ai giovani, mentre la “vecchia” Europa sta perdendo smalto, anche a causa dell’effetto deterrente di azioni terroristiche e di una più stringente politica in materia di visti.

Nuove prospettive oltre la vacanza studio

I corsi di lingua rappresentano ovviamente la stragrande maggioranza del prodotto offerto da agenzie specializzate, tuttavia la domanda è sempre più orientata a programmi che combinano studio e lavoro, corsi di specializzazione legati ad aspirazioni di tipo professionale ed esperienze varie come corsi di arte o cucina.

Tra le principali ragioni di questo boom c’è la crescente porzione rappresentata dalla nuova classe media, ma paradossalmente anche l’attuale crisi economica del Paese sudamericano: perdita reale dei salari, mancanza di sicurezza e di prospettive di carriera portano molti giovani non solo a investire sulla propria educazione ma anche a cercare alternative all’estero, magari prendendosi il famoso anno sabbatico.

Interessante poi notare come secondo la Belta circa il 30% di questi giovani non torna in Brasile dopo l’esperienza all’estero!

Il segmento quindi sta evolvendo dalla tradizionale vacanza studio ad un tipo di esperienza “totale”. Cresce l’offerta di programmi per famiglie che accompagnano i propri figli adolescenti e la percentuale dei brasiliani di terza età che optano per corsi di intercambio/esperienze, non solo linguistiche.

La lingua italiana tra le più studiate al mondo

Di recente si sono tenuti a Firenze gli Stati Generali della Lingua Italiana, dai quali è emerso che la lingua italiana è la quarta più studiata nel mondo (circa 2,2 milioni di stranieri).

Il Libro Bianco degli Stati Generali presenta alcuni  spunti interessanti, ma le strategie di promozione e attrazione degli studenti sono relative solo ad iniziative presso i rispettivi Paesi di residenza o limitate a un numero molto ristretto di corsi offerti in Italia da alcune università per stranieri.

Secondo le rilevazioni del Libro Bianco, il Brasile con circa 60.000 studenti di italiano è al decimo posto della classifica mondiale, tuttavia si tratta solo di quanti studiano in scuole italiane o corsi delle sedi dell’Istituto Italiano di Cultura.

Mancano le strategie per sfruttare queste opportunità

Nel documento finale la rilevanza dei corsi di lingua in termini di promozione turistica è citata soltanto un paio di volte. Manca la percezione dell’ importanza di questo segmento e relative strategie per un universo ben più esteso: quello dei viaggi per studio ed educazione in Italia fuori dai canali istituzionali e non necessariamente legati al conseguimento di un diploma od attestato rilasciato dalle tre Università per Stranieri o dalla Società Dante Alighieri.

Lo studio sottolinea l’ovvio stretto legame tra presenza di comunità oriunde e insegnamento della lingua italiana, ma anche la necessità di un “superamento della posizione italo-centrica ed unidirezionale nell’offerta culturale e linguistica”, approccio che, come spesso diciamo, dovrebbe caratterizzare più in generale tutta la promozione all’estero del turismo in Italia.

Studiare l’italiano in Italia non è il migliore investimento per uno sbocco professionale vista l’importanza dell’inglese nel proprio cv, ma è sicuramente un modo per avvicinarsi a cultura, arte, musica design e stile di vita unici al mondo. Su questo si dovrebbe puntare.

Difficile sostenere che l’ italiano sia più studiato del francese o del tedesco, come dimostrano altre fonti che, comunque, elevano la stima degli studenti della nostra lingua a ben 8 milioni!

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L’agent barometer survey 2016 della ICEF (International Consultants for Education and Fairs) evidenzia importanti cambiamenti nella percezione degli studenti e nell’attrattività delle destinazioni.

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L’Italia ha poche chance nella competizione con paesi anglofoni, ma potrebbe sicuramente recuperare share nei confronti di destinazioni come Germania, Svizzera, Spagna ed Olanda.

I millennials nuovi “ambasciatori” dell’Italia?

I giovani, i millennials tanto citati nella letteratura corrente, i migliori ambasciatori di una destinazione sui social, oggi “early adopter“, domani probabili “repeater”, meriterebbero una strategia a loro dedicata, come altre destinazioni hanno da tempo compreso.

Promozione, Italia surclassata anche dai Paesi emergenti

Un cosa è certa: non solo le tradizionali top destination ma anche quelle emergenti sono molto attive nella comunicazione e promozione, come dimostra la lista degli espositori sia istituzionali che privati presenti ad eventi in Brasile dedicati al settore, quali Salâo do Estudante e Eduexpos (quest’ultima una vera “macchina da guerra “che realizza ben otto incontri annuali in varie città del Paese). Senza contare la forte presenza di player internazionali del segmento sui social network.

Anche durante Rio 2016 alcune hospitality houses, come quelle di Francia e Australia, avevano predisposto spazi dedicati a chi volesse conoscere opzioni di corsi e proposte di viaggi studio nelle rispettive destinazioni.

L’Italia sembra non dare la giusta attenzione a questo segmento, che non vediamo mai citato tra piani od azioni varie. Anche tra i partner della BELTA non appare alcuna istituzione italiana.

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Vacanze studio e destagionalizzazione

Un vero peccato, considerato che sono segmenti come questi che fanno bene alla destagionalizzazione e anche alla possibilità di crescita dei flussi in regioni meno conosciute, visto che in alcune di queste sono ubicate scuole di italiano che rivolgono la propria offerta a studenti brasiliani (ad es. Dante Alighieri di Camerino).

Il fatto di trovarsi fuori dal solito quadrilatero Roma, Firenze, Venezia, Milano presenta anche il vantaggio di un minor costo non solo dei corsi, ma più in generale del costo di vita.

Il turismo, al di là di quello di massa, è sempre più una somma di nicchie. E questa dei viaggi studio è una delle più interessanti.

Senza una strategia mirata e consistente, possiamo solo continuare a sperare in quell’attrattività che il nostro Paese e le sue eccellenze godono di forma spontanea e per “grazia divina” e accontentarci di quanto diceva Thomas Mann nel suo “Confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull”: “Non c’è dubbio che gli angeli nel cielo parlano italiano”.

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