Digital Strategy

Simulazioni di flussi turistici con i Big data

Big Data: sono le misteriose e al contempo affascinanti parole del momento, questo termine tradotto, significa “grandi dati”. La realtà è proprio questa: una grande, immensa, quasi insondabile mole di dati che ogni giorno – ogni minuto e ogni secondo in verità – si genera dalle nostre quotidiane attività. Questa mole di dati – o dataset – è talmente grande da richiedere strumenti nuovi e diversificati da quelli tradizionalmente utilizzati finora, per essere sondata, analizzata, scomposta nelle sue unità e poi ricompattata: per essere domata, insomma [giorni fa l’argomento lo abbiamo introdotto in Big data: tutti ne parlano, ma chi li conosce?].

A rendere i Big Data così particolari, così importanti e così “attraenti” per il mercato sono le loro caratteristiche di Volume, Velocità, Varietà con cui possono essere sintetizzati. Nei Big data, infatti, pare che risieda il “segreto del successo”, o meglio la chiave per comprendere il funzionamento.

L’unico ostacolo risiede proprio nella grande, grandissima varietà e nel grande, immenso numero di Big data da analizzare e nella difficoltà di ricavarne statistiche, indicazioni, impressioni in maniera agevole. Vanno infatti a far parte del Big data-set turistico – volendo dare un’occhiata al nostro settore – non solo dati strutturati (e quindi raccolti con un metodo e per uno scopo, come possono essere i database aziendali e le fonti di statistiche tradizionali) ma tutti i dati provenienti da fonti eterogenee e non strutturate come immagini, email, dati GPS e informazioni dai social (come le registrazioni nei luoghi, i post, i tag, etc. etc.) che si scaricano automaticamente ogni secondo dagli strumenti che la tecnologia ormai ci mette a disposizione.

Solo lo scorso anno, ogni giorno 2 miliardi e mezzo di persone si sono connesse alla rete producendo una mole di dati pari a 2,5 quintalioni di byte. Il trend è stato in crescita esponenziale nell’ultimo biennio, facendo registrare il 90% del totale dei dati da analizzare fino ad oggi.

Il potenziale per il turismo è particolarmente grande: nel riuscire a raccogliere, omogeneizzare, estrapolare e analizzare correttamente il set di dati, ovvero la “traccia” del comportamento, delle preferenze, delle scelte e persino del “sentimento” dei turisti che visitano il nostro Paese, l’analisi non si baserebbe più soltanto sui commenti spontanei (o pilotati) dei turisti che vagano sulle piattaforme di recensioni (un pool inevitabilmente ristretto e che ormai non rispecchia più il “turista medio VERO”), ma aprirebbe l’orizzonte verso l’analisi di dati non condizionati sulle abitudini e gli stili di vita, sulle preferenze, sui flussi reali del turismo. Conoscenze dal valore inestimabile per chi saprà sfruttarle.

Per avere un’idea della dimensione dei flussi turistici in entrata e in uscita, delle presenze e gli arrivi, grazie al digitale possiamo prendere in considerazione una simulazione video fatta dal Collective Sensing Research, Department of Geoinformatics, Università di Salisburgo. Questa simulazione è una esplorazione dei big data sui flussi turistici, un focus riferito ad una scala temporale e territoriale molto ridotta.

Inoltre, è stato possibile sondare la presenza dei turisti Cinesi in Italia durante l’estate 2013.

Oppure monitorare dove si recheranno i turisti che sono oggi in centro a Milano. Sulla base di modelli di previsione, l’animazione ha potuto dare una stima di dove si sarebbero recati nei prossimi tre giorni i turisti che sono stati a Milano il giorno 20 Giugno 2013.

Quest’altra animazione, invece, mostra da dove provenivano i turisti che sono stati in centro a Milano il 20 giugno 2013, ricostruendo a ritroso di 3 giorni i loro spostamenti.

Insomma conoscere e saper interpretare questa grande mole di dati permette, se sono ben sfruttati, davvero di fare la differenza nel nostro campo. Potremmo vedere nei prossimi anni oltre alle previsioni del tempo anche le previsioni di arrivi in tempo reale.

La conoscenza e il sapiente utilizzo dei Big Data, rende necessario, oltre ad una formazione intensiva del personale anche la pianificazione di uno sforzo di investimento atto a colmare il gap generazionale, tecnologico e mentale, che ancora si attesta nella nostra penisola.

Ma può davvero questo matrimonio tra turismo e big data diventare la fonte essenziale sulla cui base impostare le strategie di promozione turistica? Certamente no, anche la previsione più accurata non è mai certezza. Insomma, oggi i big data non possono ancora sostituire altre tipologie di rilevazioni. Inoltre, c’è e ci sarà anche in futuro, una certa distinzione tra l’uso dei big data nel settore privato (strategie commerciali, ecc.) e quello in ambito pubblico (strategie promozionali, rilevazioni statistiche, ecc.)

Se poi consideriamo che il turista internazionale davvero si muove “per abitudini” e le abitudini sono dure a morire: è ormai abituato a prenotare online, e non più in agenzia; è abituato a consultare le recensioni online, ma si fida di più del consiglio degli amici, dei blogger, del “sentito dire” piuttosto che di quello che trova scritto su Tripadvisor et similia; è abituato a scattare milioni di foto e postarle con un solo movimento del dito sui propri social, alla velocità del fulmine, e non ad aggirarsi come un piccione ferito per spiagge e monti alla ricerca del segnale. È abituato bene, mentre l’Italia è messa ancora male sul fronte tecnologico.

E potrebbe risiedere proprio nella capacità di analizzare correttamente i Big Data del turismo – e dei messaggi che questi ci portano – la chiave di volta per il cambio di rotta necessario per portate il nostro Paese fuori dal Medioevo, tecnologico e non, e finalmente fra i “big” del turismo internazionale.

In questa video intervista RaiNews, il professore di Geoinformatica dell’Università di Salisburgo, Euro Beinat, spiega l’importanza dei Big Data nel turismo:

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