Turismi

Le nuove frontiere del turismo: dall’albergo diffuso al Food Tourism

Finora abbiamo osservato l’attrattività dal punto di vista della cultura, dei beni culturali e di come questi possano trovare una nuova vita e, forse, splendere finalmente, se si riuscisse a cambiare il thinking legato ad essi. In seguito abbiamo osservato quali accenti di marketing siano necessari all’intero comparto e come la collaborazione sia fondamentale in tutto il processo evolutivo.

Adesso vorrei cercare di contestualizzare il tutto e renderlo più collocabile nella reale situazione dell’ospitalità italiana. Un possibile spunto può essere preso da alcuni studi condotti, che evidenziano come nell’immaginario comune all’estero, l’Italia venga vista come un insieme di borghi (fatta eccezione per le grandi metropoli) e proprio questa conformazione storica-topografica, risulta essere motivo di attrazione.

L’Italia dei borghi e l’importanza della presenza sul web

Proprio in quest’ottica è possibile fondere i concetti di valorizzazione della cultura e ospitalità, riscoprendo tutta quella serie di peculiarità territoriali, anche immateriali che formano il patrimonio culturale-rurale di questi piccoli borghi e valorizzarlo, veicolarlo fino al consumatore finale, rendendo visibile quello che ora è invisibile fuori dal borgo, facendogli parlare la lingua del consumatore.

Ciò non significa snaturalro o mercificarlo, significa renderlo fruibile. Ovviamente tutto questo è possibile attraverso l’implementazione di connessioni, infrastrutture fisiche e digitali (l’83% delle aziende fallite nel 2013 non era presente sul web), collaborazione.

La nascita degli albeghi diffusi e degli ecomusei

Su questa onda abbiamo assistito alla nascita di alberghi diffusi, eco-musei, slow food e quindi la necessità di emozionare, assaporare e quindi – perché no? – pensare ad uno slow tourism, fondato su una mobilità dolce, che consente e favorisce l’esperienzialità.

L’ecomuseo rappresenta uno dei progetti più importanti in questo senso, assieme all’albergo diffuso, alle masserie didattiche e anche all’airbnb. Al di là dei pregi connessi alla riscoperta dei luoghi per chi in quei luoghi già ci vive, alla riscoperta del concetto di comunità, abbiamo una mission che si riconnette bene a tutto quanto detto sin ora. “…Un ecomuseo colleziona frammenti di un patrimonio e li mette a disposizone dell’intera collettività…”.

Come dicevamo riscoperta della comunità, voglia di valorizzare, mettersi in rete, in poche parole: cultura dal basso, promozione e storytelling dalla realtà delle comunità urbane e rurali.

Il ruolo dei social: il caso di successo di #Secutame

Tutto ciò può raggiungere un orizzonte di produttività e comunicatività enorme se associato ad una buona social media strategy o a prodotti comunicativi innovativi.

Un interessante esempio è quello di #Secutame in Salento, ovvero di un vero e proprio social book contenente una social guide. Attraverso l’hashtag di #Secutame chiunque può segnalare e contribuire alla costruzione di una social guide nata dal basso, profondamente esperienziale e fusa con il territorio, che può essere richiamata in tempo reale e stampata in pdf.

Più visitatori con il content marketing

Il consumatore è sempre più volatile e infedele. Nella prima metà del 2014 vediamo in vetta alle classifiche di spesa negli hotel italiani sempre i cinesi con 170 euro a notte (-9% rispetto allo scorso anno) e russi e giapponesi a -6% (ricerca Hotels.com).

La Spagna tocca i 45 milioni di arrivi per i primi otto mesi del 2014 con una crescita di quasi il 9% rispetto all’anno precedente. Gli equilibri cambiano continuamente e non dobbiamo perderli di vista.

C’è bisogno di attrarre continuamente e attraverso nuovi stimoli, attraverso una strategia di contenuti (Content marketing), magari legati all’italianità, raccontare con metafore nuove il territorio e i prodotti/servizi che offre ascoltando il mercato.

Food Tourism, la nuova carta vincente del Made in Italy

Un prodotto interessante, in questo senso può essere costituito dal Food Tourism, che in un’ottica di valorizzazione del Made in Italy affonda il suo essere nelle tradizioni locali e si reinventa attraverso le nuove tecniche social.

I dati evidenziano che è sempre maggiore la fetta dei turisti che si lascia influenzare dalle caratteristiche enogastronomiche durante la scelta di un viaggio. In Italia siamo passati da un 2008 con il 4,7% di turisti espressamente interessati all’enogastronomia al 2012 con un 6,6%, in cui c’è un aumento quasi doppio di stranieri (Olanda e Germania in testa).

In questo contesto non è difficile pensare ad una “patrimonializzazione delle specialità locali e quindi una riscoperta, la costruzione di un’offerta dedicata, inserendosi in quelli che sono processi di riqualificazione rurale, slow tourism e slow food.

Evidentemente i Foodies (Fox, 2007) sono attratti dal carattere esperienziale del cibo, dal legame con gli ambienti naturali, dalla possibilità di sentirsi più “vicini” alle tradizioni locali.

Ed è in questi stessi caratteri di spinta che si va a collocare tutta l’offerta turistica italiana, toccando corde sempre più intrinseche ma profondamente sconosciute e inesplorate. Ripartire sembra richiedere prima di tutto coscienza piuttosto che coraggio economico.

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