Hospitality Management

Le proposte del Comitato ministeriale per la razionalizzazione della formazione nel turismo

Più formazione di qualità e corsi mirati alla creazione di profili utili alle imprese.
Le proposte del Comitato ministeriale per la razionalizzazione della formazione protagoniste del convegno conclusivo della settima edizione di FareTurismo.

Il turismo è sempre più donna, al Nord come al Sud, dove però lo sforzo formativo messo in campo da istituti superiori, università e scuole di specializzazione non sempre riesce ad agganciare pienamente il mondo delle imprese, se più della metà dei giovani formati (l’esempio più calzante è proprio quello della provincia di Salerno, interessata dall’emigrazione di un’altissima percentuale di addetti, secondo i dati dell’Ascom regionale), fa le valigie. Effetto della mancata destagionalizzazione dell’offerta, che genera un altissimo tasso di precarietà nel settore e un’obiettiva contrazione delle possibilità occupazionali.

Sono alcuni spunti emersi nella giornata conclusiva della settima edizione di FareTurismo, dove protagonista è stato il “giovane” Ministero del Turismo, rappresentato dal suo direttore generale, Roberto Rocca, dal Coordinatore del Comitato ministeriale per la razionalizzazione della formazione turistica e la promozione della cultura dell’ospitalità, Armando Peres, e dai responsabili delle cinque commissioni in cui è articolato l’organismo: Nicola Boccella, Alessandro Capocchi, Elio Carfagna, Manuela De Carlo, Fosca Gennari. In rappresentanza della Conferenza Stato – Regioni è intervenuta l’assessore al Turismo della Regione Liguria, Margherita Bozzano, mentre le imprese sono state rappresentate dal Direttore Generale di Federturismo Confindustria, Antonio Colombo.

Ne è nato un confronto a più voci, introdotto dagli indirizzi di saluto del direttore della manifestazione Ugo Picarelli, del Presidente Provinciale della Confesercenti Enrico Bottiglieri, del Presidente Provinciale Confcommercio Guido Arzano. La Conferenza su “Formazione scolastica, universitaria e professionale” è servita soprattutto a fare il punto sul primo anno d’attività del Comitato ministeriale, istituito dal Ministro Maria Vittoria Brambilla e impegnato in un’approfondita analisi sistemica che ha fatto emergere tutti i punti di criticità sia del sistema formativo, sia del comparto nel suo complesso.

Per Manuela De Carlo, coordinatrice della commissione “Corsi universitari”, i gap che il nostro sistema universitario deve colmare riguardano l’integrazione tra formazione e percorsi professionali delle imprese, quella tra gli atenei e le specificità dei territori di appartenenza, l’attrattività internazionale dell’Italia nei percorsi formativi, la riqualificazione complessiva dell’offerta universitaria. “Le nostre università – ha detto – formano prevalentemente comunicatori ed esperti di marketing, laddove il mercato del lavoro richiede per la massima parte addetti alle attività commerciali e nei servizi”.

Un tema, questo, ripreso da Alessandro Capocchi, secondo il quale “il turismo ha bisogno non solo di manager, ma anche di professionisti, di mestieri”. “Noi – ha aggiunto il coordinatore della commissione ‘Confronto internazionale’ – possiamo fare formazione semplicemente camminando per le strade delle nostre città. Tutti vorrebbero venire in Italia a studiare turismo”. Per Elio Carfagna, a capo della commissione “per la riforma degli istituti tecnici”, “il turismo è una Ferrari: un bolide che necessita di piloti molto abili”. Nel progetto di riforma varato dal governo, vengono istituiti i Poli provinciali per il turismo, stabiliti – di concerto con i ministeri dell’Istruzione e del Welfare – nuovi percorsi per l’alternanza scuola – lavoro, introdotte nuove materie (come Scienza degli alimenti) che qualificano ulteriormente il percorso formativo dei futuri addetti. Riqualificazione dell’offerta che è tornata anche negli interventi di Nicola Boccella, coordinatore della commissione “Centro di eccellenza”, e di Fosca Gennari, responsabile del settore “Corsi professionalizzanti” del Comitato ministeriale.

Per Antonio Colombo, la formazione resta essenziale “perché per vincere la sfida della competitività il sistema Italia, perdente sulla politica dei prezzi, può giocarsi solo la carta della qualità. Bisogna però impedire – ha aggiunto – la proliferazione indiscriminata dell’offerta formativa, che va a scapito della qualità. E per il comparto è necessario attrezzare vere e proprie politiche industriali”. Il direttore generale del ministero, Roberto Rocca, ha infine lamentato l’assenza del turismo, “prima industria italiana per numero di occupati, dalle politiche economiche e di sviluppo. Il rilancio del dicastero riporta il settore nel consiglio dei ministri, ed è già un grandissimo risultato. La formazione resta un asset imprescindibile, più della promozione stessa del territorio. Voi – ha concluso rivolgendosi alla folta platea composta da studenti di molti istituti tecnici superiori del Centrosud – costituite l’elemento fondamentale, perché il miglioramento qualitativo del prodotto turistico italiano dipenderà esclusivamente dal livello di professionalità che sarete riusciti a raggiungere al termine del vostro percorso formativo”.

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