Cultura

“Le Chiavi di Roma”: le tecnologie aprono le porte ai Musei del futuro

Non è una semplice mostra. Quella organizzata per celebrare il bimillenario della morte di Augusto – da poco inaugurata – è un vero e proprio viaggio alla scoperta dei musei del futuro. “Le Chiavi di Roma. La città di Augusto” è un progetto di portata mondiale. In tutti i sensi.

In primis perché coinvolge contemporaneamente quattro grandi città: Roma, Sarajevo, Amsterdam e Alessandria d’Egitto. E poi perché mette in campo tecnologie notevoli, tali da permettere ai visitatori di fare un viaggio interattivo nella Roma imperiale, tra gioco, finzione e realtà. E poco importa se questa realtà è virtuale o aumentata: la cosa che conta è che si possono assimilare importanti pagine di storia, quella vera, in modo nuovo e divertente.

Quattro città unite da un obiettivo comune

Ma andiamo con ordine. Intanto è la prima volta che si crea una rete culturale e tecnologica che coinvolge quattro nazioni diverse. Da questo primo passo è scaturito un valido gruppo di lavoro che ha permesso di sviluppare per l’appunto tecnologie virtuali da mettere al servizio dei musei.

Oggi rappresentano un primo valido punto di riferimento per i musei del futuro. Un prototipo – frutto di quattro anni di lavoro – che ha molto da dire alla comunità scientifica del settore.

Forse mai, prima d’ora, le tecnologie erano state impiegate in maniera così massiccia. Si va oltre una semplice visita guidata. Qui la storia la si tasta con mano. Si entra nel libro di storia per giocare un ruolo da protagonista.

Durante la visita si avrà come la sensazione di vivere nella Caput Mundi di duemila anni fa. Grazie appunto a filmati, a interazioni e applicazioni.

“Keys To Rome”, progetto promosso da V-Must (rete di eccellenza europea sui Musei Virtuali) e coordinato dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), fa vedere la Roma imperiale da quattro diverse angolazioni: Roma, con il Museo dei Fori Imperiali; Alessandria d’Egitto, con le sale della Biblioteca Alessandrina; Amsterdam, con il suo innovativo Museo Allard Pierson; Sarajevo, con la sua storica biblioteca.

A Roma appuntamento al Museo dei Fori imperiali

Per farsi un’idea è dunque il caso di fare un salto a Roma e vivere – fino al 10 maggio del 2015 – un’esperienza museale unica nel suo genere. L’appuntamento è al Museo dei Fori Imperiali. Per chi invece, vuole sapere di più sulle nuove tecnologie messe in campo, è il caso di affrettarsi: fino al 28 settembre è stato di scena “Digital Museum Expo”, l’esposizione-workshop dedicata agli operatori del settore in occasione del quale sono state presentate le più recenti innovazioni tecnologiche riservate proprio ai musei del futuro.

Dopo Roma, il workshop sarà proposto – tra ottobre e dicembre – anche nelle altre tre città protagoniste del progetto. Una “semplice” visita alla mostra capitolina sarà più che sufficiente per rendersi conto che quel futuro ipotizzato in alcuni film di fantascienza è, per certi versi, già realtà.

Le tecnologie: tra torce rivelatrici, stampe in 3D e realtà aumentate

Ma vediamo cosa ci aspetta. Si comincia con un video introduttivo. Attraverso tecniche di post produzione e computer grafica si spiegano ai visitatori gli obiettivi del percorso attraverso la storia di un mercante e suo nipote, alla ricerca di oggetti di famiglia da ricollocare al proprio posto.

Di particolare suggestione l’uso della “Torcia Rivelatrice“: si tratta di un’applicazione interattiva che permette di proiettare su un oggetto il suo aspetto originario. Il tutto limitandosi a puntare un dito verso il reperto. Interessante anche “Virtex”: gli oggetti, stampati in 3D, raccontano la loro storia. Basta toccarli in alcuni punti. E si otterranno descrizioni audio e video.

Alla mostra in programma a Roma questa tecnologia è applicata all’Ara Pacis e alla statua di Augusto di Prima Porta.

Le app per smartphone e tablet

Il Matrix Totem rappresenta l’ideale congiungimento tra i quattro musei coinvolti nel progetto “Keys to Rome” (quattro oggetti per ogni esposizione): permette di ammirare le varie collezioni in 3D e ascoltarne le singole storie. In questo caso protagonista è un’apposita app per smartphone.

Il visitatore inquadra l’oggetto con il suo cellulare, scansiona il Qr Code e dà il via all’esplorazione digitale del reperto. Ar-Tifact è invece un’app di realtà aumentata. Si posiziona il tablet davanti all’oggetto e si scopre l’aspetto originario del reperto. In questo caso si parte dai frammenti delle statue di Marte e Venere.

Per chi ama giocare c’è la caccia al tesoro virtuale

Per gli appassionati dei giochi c’è invece, Admotum. Parliamo di una simulazione realistica, sempre in 3D, che permette ai visitatori di partecipare a una sorta di caccia al tesoro. Muovendosi con il proprio corpo possono perlustrare vari ambienti per trovare gli oggetti esposti nei quattro musei coinvolti nel progetto.

Vengono poi collocati al loro posto “lanciandoli” verso un monitor olografico (Holobox). Per poi ottenere, attraverso i Qr Code, tutte le informazioni sul reperto che è stato appena “scoperto” e recuperato. Tra l’altro è possibile anche manipolare l’oggetto, come se fosse realmente esposto. È il potere della realtà virtuale.

Un’opportunità da non lasciarsi sfuggire

Questa breve carrellata è sufficiente a dare l’idea della quantità e della qualità delle tecnologie messe in campo per un progetto destinato a fare scuola. E a cambiare radicalmente la “storia” dei musei. Un modo innovativo e originale per raccontare il nostro passato, capace di catturare l’attenzione anche di chi è “allergico” ai libri di storia.

L’aspetto ludico dei serious game, poi, consentirà ai più piccoli (ma non solo) di avere un approccio meno traumatico con i musei. Gli sbadigli tipici delle scolaresche in gita dovrebbero diventare solo un lontano ricordo. Mentre certe scene da “Ritorno al futuro” potrebbero apparire addirittura superate da questa promettente realtà.

Ma a patto di dare davvero un seguito al promettente esempio di “Keys to Rome”. Non approfittare di questa nuova strada spianata dalle innovazioni tecnologiche sarebbe un vero peccato. Certo, in fatto di occasioni sprecate l’Italia è primatista mondiale.

Ragion per cui i più maligni potrebbero osservare: se il Bel Paese fa già fatica a sfruttare appieno il suo notevole patrimonio storico-artistico reale, potrà mai essere capace di promuoverlo attraverso la realtà virtuale? Staremo a vedere.

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