Cultura

Stage, regole per evitare lo sfruttamento delle aziende

Il problema è stato (ri)sollevato qualche mese fa addirittura dalla Commissione Europea, ripreso poi da tutti i giornali del continente (si veda l’articolo di Repubblica “ Giovani nella trappola degli stage quattro laureati su dieci senza paga”).
Lo stage aziendale, strumento nato per avvicinare lo studente al mondo del lavoro, si è trasformato in un’occasione di sfruttamento da parte delle organizzazioni ospitanti.
Ne parliamo con Paolo Grigolli, network manager di tsm area turismo e responsabile degli stage del Master of Tourism Management.

Dottor Grigolli, secondo l’articolo di Repubblica moltissime aziende vedono negli stage l’occasione di raccogliere manodopera gratuita per i compiti più ingrati. Come ci si può difendere da questo pericolo?
L’organizzazione responsabile dello studente, che sia un’università o un altro soggetto come tsm, deve instaurare rapporti consolidati con un network di aziende che hanno dimostrato nel tempo di “investire” sugli stagisti.
Noi a tsm consolidiamo questi rapporti creando partnership più estese del solo stage. I manager fanno docenze in aula, oppure tsm effettua ricerche-intervento per conto delle aziende: insomma avviamo una relazione di reciproco riconoscimento. Non piombiamo da nulla con la richiesta di ospitare un nostro studente.

Il rischio rimane, però. E come ci si comporta quando i patti iniziali non sono rispettati.
Può capitare, e non sempre per malafede del manager con cui si erano presi accordi. L’azienda può cambiare rapidamente certe dinamiche interne e lo stagista, e dietro di lui il network manager, deve essere pronto a rinegoziare ruolo e obiettivi. Anche questo fa parte di quel complesso di maturità professionali e competenze che un professionista deve avere.

L’articolo di Repubblica pone anche un problema di ottusità manageriale delle aziende: lo stagista può offrire punti di vista differenti rispetto a chi è invischiato nelle dinamiche interne di un’azienda da molti anni
Questo è vero, ma lo stagista deve essere conscio di questa sua potenzialità e spendersi con forza per concretizzarla. Certo uno stagista preparato ha più possibilità. Ma deve anche essere pronto a lottare duramente per affermare i propri punti di vista.
Lo stagista può sperare di avere un contratto di lavoro dopo lo stage, ma non può pretenderlo. Io credo che il suo compito sia quello di mettersi in evidenza, dimostrando di essere un valore aggiunto importante.
Un atteggiamento del genere può anche non procurare un contatto con l’azienda che lo ospita, ma sicuramente fa acquisire competenze, apre a nuovi contatti professionali. Insomma, lavorare bene, indipendentemente da chi hai di fronte, produce risultati.

Dia un consiglio ad uno stagista che viene sfruttato dall’azienda
Deve fare un’analisi preliminare col suo network manager, cercando di capire cosa non sta funzionando e perché, per quale motivo non sono stati rispettati gli accordi iniziali e quale è una possibile soluzione.
Poi si avvia un colloquio con il responsabile aziendale dello stage, per individuare nuovi obiettivi e progetti dell’azienda in cui lo stagista può fornire un contributo non banale.
In situazioni del genere è importante avviare subito un processo di negoziazione con l’azienda, assumendo un atteggiamento propositivo.

Sergio Lucci
tsm – Trentino School of Management

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