Destination Management

L’insostenibile leggerezza del non essere nel turismo e la claque “per un click in più”

Riprendo un post di alcuni mesi fa pubblicato da Stefano Possenti, che già aveva lanciato l’allarme, e che ci ha fatto assistere durante tutta questa estate – con una certa continuità anche in questo periodo – ad una totale e generale mediocrità e banalità di informazioni, desunte, redatte e divulgate da soggetti che nulla hanno mai avuto a che fare direttamente con il mondo del turismo. Certamente ci è noto il loro entourage, spesso con organismi istituzionali locali, cosa che dovrebbe indignare gran parte della società civile coinvolta in questo settore.

La cosa forse più divertente è – come spesso accade da chi poco pratica la trasparenza – che ci si sente in grado di giudicare, come se “il toro dicesse cornuto all’asino”. Inutile citare vari e numerosi articoli di tecnici del turismo che stabiliscono l’importanza di alcune peculiarità tecniche.

Il turismo è diventato come il calcio del lunedì, ma con quel qualcosa di ancora più virulento. Oltre a diventare tutti bravi calciatori e bravi allenatori – e quindi vibrare suggerimenti e tattiche diverse – spesso si fanno veri e propri attacchi. Se ciò che leggiamo lo trasferiamo in una sceneggiatura cinematografica, il regista dovrebbe immediatamente trovarsi un nuovo sceneggiatore, perché ciò che porrebbe in atto, sarebbe una vera e propria farsa, priva di una struttura concreta.

Come accennato, il turismo ha preso dal calcio la suddivisione a squadre, come se fossimo tutti in lizza per vincere il campionato, come se il turismo fosse un fatto personale, o di squadre o, peggio, in alcuni casi regionale, dove vince appunto chi ha il maggior numero di click, di claque, in un vortice desolante e infamante per questo settore.

Cosa fare? Alcuni suggerimenti sono giunti in queste settimane, l’ultimo di Liliana Comandè, (http://travelling.travelsearch.it/2012/09/03/unestate-non-estate-tante-troppe-chiacchiere-e-niente-fatti/52684) che ci rammenta che non sono questi signori che già hanno ampiamente sporcato questo settore pur non facendone parte, a poterci dare un contributo positivo, in quanto abbiamo non solo necessità di concretezza, ma anche di messaggi positivi e di grandi idee innovatrici, oltre che di trasparenza.

Ma analoghi messaggi vanno letti anche altrove, quando Josep Ejarque ci rammenta, ad esempio, che in Europa ci sono forse 200 destination manager: e allora verrebbe da chiedersi dove – in Italia – “notte tempo” si siano moltiplicati.

Non parliamo di web marketing turistico, perché questo sarebbe un argomento ancora piú scabroso, ma lascio il tutto ad una affermazione di Nicola Del Vecchio (http://albertocorrera.blogspot.it/2012/08/intervista-nicola-del-vecchio-smart.html) che ricorda che prima di iniziare la sua attività ha avuto un’esperienza nel settore, senza la quale non avrebbe compreso il suo attuale lavoro.

Cosa fare quindi davanti a questo scenario desolante? La prima cosa che, appunto, molti dicono ma che davvero pochi attuano, è porre il “turismo” al centro, e non rincorrere “strani figuri” in attesa che prima o poi ci venga gettato un osso. Se bisogna rincorrere qualcuno, credo sia opportuno rincorrere le proprie idee, ricordarsi che la genialità risiede nelle idee e non a quante persone siamo legati o dove andiamo cliccando senza nemmeno leggerne il contenuto.

Ovviamente, ci consolano le nuove realtà che stanno nascendo, guarda caso, da persone totalmente al di fuori di giochi di squadra, perché incentrati su innovazione concreta, come Gnammo, GoHasta, i tantissimi bloggers che ogni giorno dialogano proponendo viaggi vissuti con suggerimenti e consigli.

Ma anche da parte dei tecnici qualcosa si muove: la risposta forse più efficace è quella di Expedia con “Viaggia a modo tuo”, che sta cercando di dialogare direttamente con i propri clienti e questi tra loro. Questa, presumo, sia la strada migliore da intraprendere, un dialogo costruttivo con i clienti, un’informazione pulita e corretta ma che soprattutto non confonda.

Il resto spetta a noi, sia ignorando totalmente un’informazione non corretta, evitando di diventare pecore leggendo sempre ciò che ci viene comunicato – facendo riferimento a chi scrive, se vive e lavora in contesti “tecnici” del turismo o meno – evitando soprattutto di seguire chi mischia pubblico e privato con fini meramente personali. Ponetevi dubbi e perplessità laddove leggete articoli che riprendono link altrui che a loro volta ne riprendono altri e che insieme sommano il “nulla”, perché nessuno ha esperienze dirette nel turismo.

Oggi più di ieri il turismo ha bisogno di innovazione, di una visione positiva, di messaggi che come ci ricordava il Direttore Marketing di Air France, devono trasmettere trasparenza. È di questo il consumatore ha bisogno oggi, e spetta ad ognuno di noi – che lavora in questo meraviglioso settore – restare vigili e attenti ad un uso personalistico della cosa. Il Turismo non è “cosa loro” ma è un bene comune, una risorsa per il nostro Paese, che non possiamo lasciar condurre chi non ha la patente per poterlo fare.

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