Ciao a tutti.
Ho frequentato la nona edizione del master IHMA.
La prima tenutasi all'ombra della Madonnina.
Dove, domani, ci ritroveremo un’ultima volta insieme al caro Manuel, agli altri colleghi e colleghe.
Per ricevere il nostro diploma e dirci, al fine, addio.
Cosa scrivere a uso di chi intende seguire il nostro cammino?
Per cominciare, non v'impressioni il cinema del Dott. Roblès in sede di presentazione.
In due mesi, non abbiamo registrato alcuno svenimento in aula.
Con ciò, il master IHMA non è una passeggiata di salute.
Ho terminato un paio di lezioni con una lieve difficoltà nel ricordare la strada di casa.
Ma non si va mica a fare gli alpini in Afghanistan.
O, peggio, un viaggio in treno da Milano a Pescara.
Fuori discussione il livello dei docenti.
Niente, o quasi, cariatidi agli ultimi fuochi di una luminosa carriera.
Bensì brillanti e, sovente, piacenti professionisti nel pieno della stessa.
Menzione d'obbligo per tre di loro: Gianfranco Masiero, Danilo Zatta, Piergiorgio Schirru.
Questi mi ha pure chiesto l’amicizia su Facebook.
E ha regalato all’allegra brigata il momento più appassionante del corso: il business game.
Simulazione di gestione alberghiera che ha risvegliato i piccoli cementificatori celati in noi.
Fotografando al meglio la filosofia del master.
Mettere subito in pratica la teoria appresa.
Metodologia che permette di concentrare il programma in soli due mesi.
A tutto beneficio del portafogli.
Argomento non da poco, di questi difficili tempi.
Note dolenti?
La gestione degli stage.
Non è parsa all’altezza di quanto avvenuto durante le precedenti edizioni del master.
Ma era la prima volta a Milano pure per il Dott. Calvanese e il Dott. Papaleo.
Che tra un anno, novelli von Clausewitz, faranno sicuro tesoro dell’accresciuta conoscenza del territorio.
Desiderate saperne di più?
La mia email è <a href="mailto:hubertus.rothengatter@gmail.com">hubertus.rothengatter@gmail.com</a>.
<hr class="bbcode_rule" />
<em>Forty thousand years can make a difference to the state of things
The dead heart lives here</em>
Ho frequentato la nona edizione del master IHMA.
La prima tenutasi all'ombra della Madonnina.
Dove, domani, ci ritroveremo un’ultima volta insieme al caro Manuel, agli altri colleghi e colleghe.
Per ricevere il nostro diploma e dirci, al fine, addio.
Cosa scrivere a uso di chi intende seguire il nostro cammino?
Per cominciare, non v'impressioni il cinema del Dott. Roblès in sede di presentazione.
In due mesi, non abbiamo registrato alcuno svenimento in aula.
Con ciò, il master IHMA non è una passeggiata di salute.
Ho terminato un paio di lezioni con una lieve difficoltà nel ricordare la strada di casa.
Ma non si va mica a fare gli alpini in Afghanistan.
O, peggio, un viaggio in treno da Milano a Pescara.
Fuori discussione il livello dei docenti.
Niente, o quasi, cariatidi agli ultimi fuochi di una luminosa carriera.
Bensì brillanti e, sovente, piacenti professionisti nel pieno della stessa.
Menzione d'obbligo per tre di loro: Gianfranco Masiero, Danilo Zatta, Piergiorgio Schirru.
Questi mi ha pure chiesto l’amicizia su Facebook.
E ha regalato all’allegra brigata il momento più appassionante del corso: il business game.
Simulazione di gestione alberghiera che ha risvegliato i piccoli cementificatori celati in noi.
Fotografando al meglio la filosofia del master.
Mettere subito in pratica la teoria appresa.
Metodologia che permette di concentrare il programma in soli due mesi.
A tutto beneficio del portafogli.
Argomento non da poco, di questi difficili tempi.
Note dolenti?
La gestione degli stage.
Non è parsa all’altezza di quanto avvenuto durante le precedenti edizioni del master.
Ma era la prima volta a Milano pure per il Dott. Calvanese e il Dott. Papaleo.
Che tra un anno, novelli von Clausewitz, faranno sicuro tesoro dell’accresciuta conoscenza del territorio.
Desiderate saperne di più?
La mia email è <a href="mailto:hubertus.rothengatter@gmail.com">hubertus.rothengatter@gmail.com</a>.
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The dead heart lives here</em>