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Dalla Cina timidissimi segnali di rinascita per il turismo leisure e business

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I primi segnali che arrivano dalla Cina sembrano confermare ciò che già a grandi linee è stato previsto: il settore turistico si sta rimettendo lentamente in moto. Arrivano le prime prenotazioni di viaggi nelle agenzie. Si rivede qualcuno negli hotel.

Secondo alcuni analisti tra maggio e giugno il flusso si farà più consistente. Ovviamente non sarà come prima, per via del budget ridotto (senza soldi non si cantano messe e se non si lavora i soldi non entrano). Ma è pur sempre un inizio.

Chiaramente i viaggi all’estero non vengono presi nemmeno in considerazione. Nel altri Paesi il virus è esploso in ritardo e i cinesi di passare dalla padella alla brace non ne hanno voglia.

Altro segnale significativo proveniente dalla Cina: si cominciano a riprogrammare le fiere. E questa è una cosa di non poco conto.

Significa che innanzi tutto il turismo business è pronto a ripartire. E significa anche che c’è voglia da parte degli operatori di tutti i settori dell’economia di mettersi alle spalle questo incubo e ricominciare a produrre.

Certamente la Cina e l’Italia sono due realtà bene diverse, anche nei numeri (1,386 miliardi contro 60 milioni).

Ma qualche indicazione il Paese che per primo ha dovuto combattere contro il coronavirus può darcela, se non altro può incoraggiarci. Rispetto ai cinesi dobbiamo scontare uno-due mesi di ritardo, è vero.

Ma se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, ciò significa che la stagione estiva, seppur con un consistente ritardo, dovrebbe partire.

E se la matematica non è un’opinione, meglio poche prenotazioni che niente. Ma tutto questo potrà accadere solo se continueremo a fare i bravi.

In realtà temo (e tremo) che già a Pasquetta le grigliate di agnello all’aperto e in compagnia possano spuntare ovunque come funghi. E in Italia non è che siamo tutti vegani.

In Cina è stato più facile imporre isolamento e restrizioni: lì c’è un governo non esattamente democratico, da noi c’è la democrazia e il modus operandi degli italiani che di fronte alle regole trova sempre una scappatoia.

Ho visto gente che esce e poi sui social critica quelli che escono. Possiamo vincerla la guerra con questo esercito?
 

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