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“Visitor Management”, l’esperienza vincente del Gps Tracker sul lago d’Orta

Finalmente dopo un inquadramento generale ed un caso studio sulla provincia di Savona, che ci ha permesso di comprendere abbastanza agevolmente come ci si deve preparare per sviluppare uno studio che vedrà l’utilizzo della tecnologia GPS, in questo post vediamo nel concreto la fase di tracciamento dei percorsi fatti dal turista e come devono essere trattati al fine di poter “leggere” ed analizzare i dati forniti dallo strumento.

Per fare ciò, Landexplorer vi racconterà la sua esperienza sul campo nel progetto “Visitor Management” voluto dalla Regione Piemonte, realizzato da SITI (Istituto Superiore sui Sistemi territoriali per l’Innovazione) ed il politecnico di Torino, con cui Landexplorer ha collaborato.

Una Premessa

Prima di addentrarci nella narrazione e negli aspetti tecnici è bene ricordare che il progetto Visitor Management nasceva per meglio comprendere alcune dinamiche della domanda turistica e sviluppare una misura, precisamente la gestione integrata dei flussi turistici riguardante i tre ambiti di accessibilità, accoglienza ed informazione, del Piano Strategico Regionale per il Turismo nell’ormai lontano 2008.

Le tre aree su cui si sviluppò il progetto furono: il lago d’Orta, la Val Susa e la Reggia di Venaria. Di queste 3 zone la prima ad iniziare lo studio fu l’area del lago d’Orta.

Il lago d’Orta, per meglio definirla Cusio, ha avuto anche l’onore di essere stata la zona “beta test” di questa modalità di analisi turistica all’aperto, in quanto, fino ad aprile-maggio del 2008 il GPS tracker era stato sperimentato solo in fiere o eventi svoltisi in luoghi chiusi… quindi non era possibile prevedere come si sarebbe sviluppato il progetto in ambiente aperto: due difficoltà al “prezzo” di una!

Abbiamo già visto come prima di “scendere sul campo” con il GPS ci siano momenti di confronto attraverso focus group ed analisi in desk completati con “ricerche in loco” da parte degli studiosi, con lo scopo di mettere in evidenza diverse criticità per poi dare soluzioni, se confermate dal GPS. Riassumendo, le principali problematiche riscontrate sul lago d’Orta erano:

• concentrazione eccessiva dei flussi turistici su Orta e l’isola di San Giulio
• una segnaletica frammentaria, per certi versi criptica (un esempio è proprio il comune di Orta San Giulio che nelle indicazioni stradali viene riportato in diversi modi: “Orta”, “Orta S. Giulio”, “Orta San Giulio” ecc.)
• la difficoltà, per gli operatori turistici, di comprendere appieno le potenzialità del territorio tanto da “stereotiparlo” in “Orta, isola e paesi costieri limitrofi, soprattutto della sponda orientale”

Fortunatamente sempre dai focus group, grazie alla lungimiranza del partner territoriale di progetto, individuato nell’Ecomuseo del lago d’Orta e Mottarone, furono coinvolti anche sindaci e qualche piccola struttura ricettiva extralberghiera della sponda occidentale del lago, mettendo in luce alcune potenzialità latenti di cui tenere conto.

Elaborazione e Monitoraggio

Riassunto il pre GPS tracker, siamo pronti a capire come in un solo mese furono raccolti circa 270 questionari e 180 tracce GPS con quasi la totalità dei questionari approfonditi sulla conoscenza del turista monitorato.

Questa fase pratica è stata così strutturata:

predisposizione di 6 strutture ricettive che si sono messe a disposizione del progetto (su tutta l’area del lago) che consegnavano materialmente i GPS attivi (in totale erano 14 GPS attivi ogni giorno) al visitatore ad inizio giornata
• Una volta rientrato il turista a fine giornata il GPS veniva ritirato da Landexplorer che verificava la buona riuscita del tracciato (cioè il corretto funzionamento dello strumento) e l’invio, in tempo reale, dello stesso ai data center predisposti da SITI a Torino
• Nella notte venivano caricati i GPS che venivano riconsegnati alla mattina presto alle strutture ricettive pronte per essere consegnati a nuovi turisti

Questo è stato il sistema “logistico” utilizzato, ma chi conosce il mondo GPS sa che ogni volta che un turista si ferma a lungo in una meta, oppure decide di utilizzare alcuni mezzi di trasporto o si trova in zone territoriali chiuse dove il segnale dei satelliti diventa difficilmente raggiungibile, allora c’è bisogno di un “intervento umano”. Capite molto bene, come sia facile ad errore aggiungere ancora errore!

La questione Privacy

Non dimentichiamoci anche la questione privacy, garantire l’“anonimato” del tragitto del turista, la possibilità di perdere lo strumento (fattore critico, per fortuna non verificatosi) ed, infine, ma non ultimo, il GPS “traccia” falsi percorsi lineari nel caso in cui rimanga troppo tempo fermo in una data posizione!

Tutte queste problematiche relative alle caratteristiche intrinseche del GPS, che dipendono dal modello e dalla tecnologia con cui è stato costruito, rendono obbligatorio nella fase conclusiva della raccolta delle tracce un lavoro aggiuntivo al fine di rendere “aderenti alla realtà” i percorsi del turista.

Per operare correttamente queste modifiche consistenti in:
• acquisizione delle tracce criptate e visualizzazione dell’intero tracciato con un software apposito (all’epoca il passaggio, che oggi può sembrare banale, non lo era affatto!)
• prime modifiche grossolane e grezze come tagli di traccia per “ripulire i percorsi” da errori automatici o di allineamento dei satelliti utilizzando software appositi (i famosi GIS!).
• posizionando tracciati su cartografia in modo tale da comprendere appieno gli spostamenti effettuati e le direttrici maggiormente utilizzate

Conclusa la fase di rielaborazione e sistemazione delle tracce, sempre per motivi di privacy, bisognava aggregare i singoli tracciati concludendo i lavori grafici e cartografici in modo tale da poter evidenziare i risultati ottenuti.
Portata a termine anche questa fase, finalmente si giunge a poter analizzare più compiutamente il lavoro fatto.

Nel caso del lago d’Orta questa metodologia è servita a diversi scopi:

1. si è potuto dimostrare agevolmente come il turista valutava il lago come luogo di pace e tranquillità, dove sostare con la famiglia e “parcheggiare” il proprio camper o roulotte per poi andare a Milano, Genova… cioè uscire dalla destinazione turistica!

2. La conferma dell’importanza di Orta San Giulio e dei paesi limitrofi a cui, però, viene affiancata almeno una escursione al di fuori del “centro turistico” con ottimi posizionamenti di Pella (centro lacuale della sponda occidentale del lago), ma anche di zone con forti problemi di accessibilità, come ad esempio la Valle Strona e le Quarne, “spiazzando” la percezione degli operatori coinvolti nei focus group che valutavano irrisoria la quota di visitatori in queste aree.

3. Le condizioni atmosferiche sono una componente fondamentale nell’influenzare le decisioni dei turisti su lago. Nella stessa giornata può capitare sul lago di avere sole e pioggia appena le nuvole si presentavano all’orizzonte il turista tracciato, spesso si “rifugiava” nei musei. Questa caratteristica è stata facilmente valutata grazie alla “connessione” tra gli spostamenti tracciati e gli orari in cui avvenivano (sempre registrati dal GPS) con le condizioni atmosferiche annotate su un “diario di bordo” tenuto da Landexplorer.

4. Poca correlazione tra evento culturale e visita del turista: in questo caso, non c’è da sorprendersi, infatti, sul lago d’Orta abbiamo una forma di turismo “abitudinario”!

5. La forte richiesta di percorsi per trekking e mountain bike nella natura ad una “altitudine” media tra la quota lago e le creste attorno allo stesso.

Questi punti non esauriscono le “scoperte” fatte dai ricercatori, ma sono state sicuramente le più evidenti e dalle quali sono discese linee programmatiche interessanti e pratiche per migliorare, fin da subito, lo sviluppo turistico del Cusio.

Prima di concludere questo post, per chi volesse maggiori dettagli sull’intero progetto consiglio di leggere il libro: “Visitor Management, Turismo, Territorio, Innovazione” edito da Celid nel 2011 (a conclusione dell’intero progetto).
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