Destination Management

Territori minori e territori lenti: come definire l’immagine turistica

Quarto appuntamento con la rosa dei venti di Landexplorer. Con oggi iniziamo la disamina di una serie di tecniche per ricercare la giusta o la migliore immagine turistica di un dato territorio. In questa sede cercheremo di preparaci al problema della ricerca di una immagine turistica efficace anche per quei territori “minori” o territori lenti che andremo ad ispezionare con una lente di ingrandimento nei prossimi post, concludendo un piccolo itinerario all’interno dei nostri incontri su FormazioneTurismo. Buona lettura! 🙂

Alla Ricerca di una immagine forte del territorio

Nello scorso post Marketing territoriale: immagine turistica e narrazione del territorio abbiamo ribadito più volte quanto sia importante conoscere il più possibile a fondo un territorio e tutte le sue peculiarità, anche molto diverse, per iniziare col “piede giusto” la ricerca della immagine di un territorio. Quindi, schematizzando, il primo passo da fare sarà una analisi delle risorse presenti ed una valutazione delle stesse.

Il primo consiglio, ribadito già nello scorso post, è quello di “scendere sul campo” il più possibile e porre molta attenzione alle componenti immateriali che caratterizzano il territorio (senza ovviamente tralasciare quelle materiali o simboliche): se analizzate e “metabolizzate” a dovere, con queste componenti si riesce ad avere l’appoggio della comunità locale nella promozione del proprio territorio. Se questo fatto può sembrare strano in realtà la scienza antropologica ci dice chiaramente che conoscere il “sapere” ed il “saper fare” di un dato territorio è come possedere la chiave per aprire il forziere (in questo caso il territorio in esame) e scoprire il tesoro in esso contenuto. Più un’immagine riesce a rispecchiare i veri caratteri della comunità locale, senza rendere banale queste componenti immateriali nate attraverso secoli di “sacrifici” per la comunità, più sarà interessante la visita del turista e, di conseguenza, la comunità locale sarà più interessata ad autopromuoversi.

Il secondo step, che deriva sempre da una analisi ben fatta delle risorse, è quello di comprendere eventuali spazi di miglioramento del territorio, studiando approfonditamente i punti di debolezza riscontrati. Se da un lato sarebbe troppo facile concludere il ragionamento dicendo che i punti di debolezza debbano diventare punti di forza, dall’altro lato dal saper miscelare con accuratezza i punti di forza e di debolezza non solo uscirà una immagine più veritiera, ma addirittura potrebbe essere l’occasione per “scoprire” una sfaccettatura del territorio ancora poco esplorata a cui può corrispondere una immagine del territorio assolutamente non banale e scontata.

Fino ad ora abbiamo continuato a parlare di immagine in grado di rispecchiare l’ambiente naturale e la comunità. Per riuscire nell’intento, questa immagine scaturita dai primi due step deve essere il più possibile condivisa. In questa ottica le tecniche dei focus group, presentazioni agli stake holders e tanto altro sono sì fondamentali per avere un feedback immediato del lavoro sin qui svolto, ma, nello stesso tempo, non bisogna “arretrare” troppo nel nascondere i punti deboli: cercando di evitare questi ultimi si rischia di camminare come i gamberi, cioè tornare indietro, presentando una classica cartolina del territorio e non la vera anima del territorio!

Prestiamo ora un po’ di attenzione all’associazione simbolica che molte volte i visitatori di una zona utilizzano per schematizzare nella loro mente ciò che più li ha colpiti nella loro visita: consueti esempi del concetto sopra esposto possono essere i seguenti: gondole – Venezia, Colosseo – Roma, etc. Bene… e se il territorio non ha questi simboli? Non preoccupiamoci troppo di ricercare subito un simbolo o un luogo simbolico che riesca a descrivere da solo il territorio o gran parte di esso, poiché si potrebbe incorrere in due errori difficilmente correggibili:

1) L’impossibilità di far evolvere l’immagine del territorio, in fase di declino o stagnazione (secondo il ciclo di vita descritto da Butler);

2) Creare una falsa immagine mentale del territorio al potenziale visitatore.

Tutti e due questi errori creano grossi problemi e maggiori “grattacapi” per chi deve porre basi per nuove strategie o per il turista al quale viene negata, anche inconsapevolmente, la scoperta di parti nuove del territorio che sta visitando, rispetto alla propria mappa mentale.

Concludiamo questo articolo con un esempio di ricerca di immagine turistica per un territorio minore o “territorio lento” che dir si voglia, in modo tale da applicare i concetti esposti negli ultimi due articoli (il su citato e il precedente Marketing territoriale: informazione e promozione del territorio tra passato e futuro), ed anticipare, solo con un piccolo ragionamento, il tema del prossimo post. Siete pronti?

La Valle Strona

L’esempio che proponiamo nasce dalla coincidenza di date che ci saranno tra la pubblicazione di questo post e l’evento “Inverno in Valle Strona”, nato grazie a persone lungimiranti che hanno applicato i criteri esposti in questi miei articoli. Prima, però, una piccola premessa per spiegare dove si trova la Valle Strona e quali sono i problemi da affrontare per una corretta promozione di territori simili a questa valle.

La Valle Strona, valle lunga circa 20 chilometri, è situata nel territorio della provincia piemontese del Verbano-Cusio-Ossola. Il suo territorio si snoda da Omegna a Campello Monti, incuneandosi tra la Valsesia (VC), la Valle Anzasca e l’Ossola inferiore. E’ divisa in quattro Comuni: Valstrona, Massiola, Loreglia e Germagno.

Questa Valle ha grossissimi problemi di accessibilità, tanto che non possono salire i pulman dai classici 50 posti e solo grazie all’impegno della Comunità Montana si è salvato il trasporto pubblico. Più della metà della popolazione in Valle Strona è nella fascia della terza età: in questo contesto abbiamo paesi come Campello Monti, splendido borgo Walser, abitati ormai solo nel mese di agosto da escursionisti e villeggianti: durante tutto il resto dell’anno regna il silenzio.

La difficile accessibilità al borgo Walser di Campello Monti

Inverno in Valle Strona

L’iniziativa denominata “Inverno in Valle Strona” nasce dalla volontà di un gruppo di persone capitanate da Dario Guinzoni, a cui va un mio personalissimo ricordo, che decidono di trasformare il periodo meno accogliente per il potenziale visitatore della Valle in un momento di scoperta o riscoperta di una Valle semisconosciuta e di una parte di sentiero denominato “Strà Vègia”, che collegava anticamente gli abitati di Forno e Campello Monti.

L’arrivo della Strà Vègia a Campello Monti in inverno

L’idea all’epoca venne appoggiata dal CAI di Omegna (ancora oggi l’organizzatore dell’evento) e trovò nel suo iter di elaborazione anche l’appoggio delle Pro Loco dei quattro comuni della Valle. Nel corso delle varie edizioni ci furono grandi novità, tanto da riuscire a formare un calendario di ben una settimana di piccoli ma significativi eventi capaci di attirare anche più di mille persone in valle in una sola settimana.

Ora analizziamo l’iniziativa dal punto di vista di marketing territoriale schematizzandola:

1) L’evento nasce in un momento in cui la Valle Strona era sconosciuta e “fa perno” su due punti deboli: la difficoltà di accesso in generale alla valle e sulla stagione meno accogliente per il potenziale visitatore. Su questo punto è interessante segnalare il “pay off” utilizzato per la manifestazione “Inverno in Valle Strona – alla scoperta di una valle alpina nella stagione fredda”.

2) L’evento non ha bisogno di simboli, si rischierebbe di banalizzare il territorio, benché la Valle Strona sia anche soprannominata la Valle dei Pinocchi, in quanto uno dei suoi prodotti di eccellenza è l’artigianato del legno e la costruzione del famosissimo personaggio della favola “Pinocchio” tornito e dipinto a mano.

3) Le comunità locali della Valle sentono propria l’iniziativa tanto da essere praticamente tutti coinvolti (pressappoco circa mille persone, molte di queste vivono la valle solo nei fine settimana!). Il concetto di condivisione è stato pienamente raggiunto.

4) L’immagine della Valle Strona nella mente del visitatore è quella di una valle sì stretta ed angusta, ma, per così dire, dalla “calda ospitalità”, come se il freddo fosse un “amico”.

Bene finalmente concludiamo questo lungo post, invitando tutti a partecipare, commentare e a contattarci se l’immagine del vostro territorio necessita di nuova linfa! Vi lasciamo con una immagine di Campello Monti ripreso dall’alto, alla prossima!

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