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Gamification e turismo: scoprire i territori con il Geocaching

Dopo le vacanze estive e la conclusione della panoramica delle professioni turistiche “di servizio”, guide ed accompagnatori nelle varie forme, non tanto sotto il profilo di che cosa fanno le singole figure, piuttosto, su come far “interagire” ed utilizzare i nuovi strumenti tecnologici che possono diventare un “prezioso alleato” nell’attività di tutti i giorni, oggi ci soffermiamo su una particolare tipologia di gioco dove ancora una volta la tecnologia diventa strumento di conoscenza del territorio, regalando una esperienza davvero unica.

Prima, però, di addentrarci nell’articolo di oggi, è bene “focalizzare” alcuni piccoli concetti sulla “gamification” che riprenderemo nei prossimi post.

Per prima cosa cerchiamo di comprendere questo termine: la Gamification (traducibile in italiano come Ludicizzazione) è l’utilizzo delle meccaniche e dinamiche dei giochi come livelli, punti o premi, in contesti esterni al gioco per creare più interesse o risolvere problemi. Il principio fondante è che la vita quotidiana si basa su azioni noiose, routinarie, ripetitive e mal sopportate, mentre giocare è una azione volontaria dove si ricerca felicità e piacere!

La Gamification cerca di coinvolgere le persone a provare divertimento nelle attività quotidiane attraverso il gioco. Gli obiettivi della gamification sono molteplici tra i quali:

• Fedeltà
• Creare reclutamento e user engagement
• Risolvere problemi

andando a modificare le abitudini degli utenti.

L’implementazione di meccaniche ludiche è uno dei metodi più efficaci per coinvolgere le persone nelle attività di un sito o servizio offerto.

Per il momento ci fermiamo qua, visto che oggi affrontiamo un “particolare gioco”, il Geocaching, che ha ottimi punti di forza e può essere assunto anche come esempio “didattico”.
Purtroppo il Geocaching, ha anche dei punti di debolezza che lo rendono ancora poco diffuso (pensandolo in termini di cluster di diffusione del gioco) e soprattutto economicamente non remunerativo!

Geocaching: caccia al tesoro tecnologica scoprendo il territorio

Geo…che?
Tranquilli… non è una parolaccia!
Il Geocaching è un tipo di caccia al tesoro in cui i partecipanti, detti “geocacher”, usano un ricevitore GPS, o più semplicemente, uno smartphone per nascondere o trovare dei contenitori di differenti tipologie e dimensioni. Questi contenitori sono chiamati “geocache” o più semplicemente “cache”.

La storia di questo gioco è abbastanza curiosa ed ancora oggi “ispira” milioni di giocatori in tutto il mondo; infatti, nasce con il nome di “GPS Stash Hunt” il 3 maggio 2000, il giorno dopo che l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, aveva rimosso il “Selective Availability”, ossia il segnale che disturbava i GPS civili compromettendone la precisione, portando l’errore dai normali 10 metri ai 100 metri, questo disturbo oltre alla precisione comprometteva anche la georeferenziazione di attività commerciali e monumenti storici o di alto profilo culturali, perché pensati come possibili obiettivi sensibili. Un dato su tutti: ancora oggi, a causa di questo decreto, ci sono collaboratori e personale di Google che lavora ogni giorno nel ri-posizionamento dei famosi punti rossi che segnalano ciò che cerchiamo su Google Maps.

L’inventore del gioco fu il cittadino statunitense Dave Ulmer che decise di testare la bontà del segnale del suo dispositivo GPS recandosi nelle colline intorno a Portland, dove nascose un contenitore (il primo “stash”) contenente libri, videocassette ed un bloc notes con una penna. Le coordinate del nascondiglio le inviò sul newsgroup “sci.geo.satellite-nav”, insieme ad un messaggio dal titolo “The Great GPS Stash Hunt” che spiegava la logica della sua idea. L’ iniziativa fu talmente apprezzata che in pochi giorni i frequentatori del gruppo iniziarono a creare nuovi Stash negli Stati Uniti e dopo circa un mese “i tesori” venivano nascosti addirittura in Australia.

Il 30 maggio 2000, Matt Stum lasciò un messaggio all’interno della mailing list nel quale propose il cambio del nome da “Stash” a “Cache” suggerendo anche “Geocaching” come nome del gioco. La sua proposta fu di utilizzare un termine legato al “passato”, a quando gli esploratori nascondevano contenitori (le cache, appunto) con cibo e rifornimenti, in modo che al ritorno li potessero trovare. Alcuni di questi contenitori per la loro sopravvivenza divennero pubblici e altri esploratori li usarono prendendo quello che serviva e lasciando quello che poteva servire ad altri. Il termine “Cache” richiamava anche l’aspetto tecnologico del gioco

Il 2 settembre del 2000, in meno di 5 mesi, Jeremy Irish annuncia di aver registrato il dominio “Geocaching.com, sito dedicato interamente a questa attività.

Il Geocaching è un’attività che si pratica in parte su internet, in parte all’aperto. Chiunque voglia parteciparvi deve, prima di tutto, avere accesso alla rete, in modo tale da potersi registrare su uno dei siti che forniscono le informazioni necessarie a questo gioco. Il più diffuso e famoso è senza dubbio geocaching.com.

Hiders e Seekers

Gli “Hiders”, ossia i partecipanti al gioco che nascondono i Geocache, devono pubblicare su tale sito sia le coordinate (longitudine e latitudine) in cui si trova il contenitore, rilevate accuratamente con un ricevitore GPS, sia una descrizione del luogo, il tutto accompagnato da eventuali suggerimenti. Questi sono spesso necessari in quanto la precisione del GPS difficilmente scende al di sotto del 3-4 metri ed all’errore della propria unità bisogna anche sommare quella dell’unità di chi l’ha nascosta. Per ogni cache nascosto esiste sul sito ufficiale una specifica pagina web con le caratteristiche, la descrizione, eventuali aiuti (“Hint”), alcune foto o immagini, ecc. ecc.

I “Seekers“, ossia gli utenti che vogliono cimentarsi nel ritrovamento dei Geocache, possono accedere al sito web, acquisire le coordinate del o dei cache che intendono cercare e, dotati a loro volta di un ricevitore GPS, si cimentano nella ricerca del contenitore. Una volta ritrovato, il Geocacher deve seguire le semplicissime regole del gioco: riporta nel Logbook (il block notes presente sempre in ogni cache) il proprio ritrovamento e, qualora lo volesse, può prendere un oggetto dal contenitore, ma in quel caso deve lasciarne uno proprio. In questo modo i contenuti dei cache cambiano ad ogni visita.

Solo dopo aver trovato il tesoro è possibile riportare sulla pagina del Geocache il proprio ritrovamento, cercando, se possibile, di corredarlo di foto e, magari, di altre annotazioni che possono eventualmente fornire indicazioni a chi l’ha nascosto (e magari anche a chi lo vuole cercare). Ad esempio è molto importante riportare se il contenitore non si trova in buono stato, se non è più protetto, se il Logbook sta per finire o altre annotazioni. In questo modo le pagine web dedicate ai vari cache si arricchiscono anch’esse sempre più di commenti, foto, segnalazioni, e così via.

Ogni ritrovamento registrato, infine, contribuisce ad incrementare un contatore associato ad ogni utente, in modo da poter avere sempre sotto controllo il numero di cache rinvenuti. Indicativamente, i Geocacher più appassionati nel mondo hanno al loro attivo oltre il migliaio di ritrovamenti.

Geocaching e applicazioni nel turismo

Ora che abbiamo descritto che cos’è il Geocaching vediamo come può essere interessante per il settore turismo e in quante varianti si può utilizzare l’idea di fondo di questa particolare caccia al tesoro.

Il primo aspetto da sottolineare è che il Geocacher cercando il tesoro vive già di per se una vera e propria esperienza, addirittura, alcuni giocatori programmano le proprie vacanze al fine di continuare il gioco coniugando ciò che piace fare con l’esperienza turistica (su questo punto ci torneremo approfondendolo!)

Spesso i Geocaching vengono posizionati in zone turistiche e culturali minori (piccole abbazie in campagna, particolari monumenti, ecc…) fuori da contesti urbani che spingono il Geocacher ad una ricerca in mezzo alla natura scoprendo posti insoliti…Altro importante spunto per mete poco frequentate e visto che i geocache ( i tesori da ricercare) spesso sono di poco valore, chi volesse “organizzare” la caccia al tesoro potrebbe valorizzare il proprio territorio con una spesa nulla o quasi.

Il gioco può diventare più “sofisticato” rendendolo tematico o diviso in più livelli a patto che il principio base, cioè la spinta a ricercare il tesoro, non diventi secondario…Pensare a diversi livelli di gioco per far conoscere diverse realtà (dalle più conosciute a quelle più difficili da fruire) può creare ritorni di visitatori o permanenze più lunghe nell’area di gioco.

Siamo sicuri che questi piccoli spunti di riflessione abbiano già colpito l’interesse di molti verso questa forma di gioco e le sue forti correlazioni che si potrebbero sviluppare con l’attività turistica. Sappiate, però, che siamo solo agli inizi!

Continuate a seguirci e scoprirete quante applicazioni culturali e turistiche potranno scaturire dalla conoscenza di tutti gli elementi che compongono il geocache, una volta completata, la sua trattazione. Alla prossima!

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