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RIFORMA DEL CATASTO

Sergio Lombardi Taxbnb

Dottore Commercialista - Fondatore taxbnb.it
#1
IL CATASTO NON SI TOCCA?
Alla fine ci sono arrivati. Se ne parlava da almeno sette anni: già nel 2014 era stata approvata una legge analoga, che delegava il Governo ad interventi sul sistema di tassazione, compresa una revisione del catasto. Per vari motivi, quanto pianificato con la delega 2014 non venne realizzato.

Fra i vari interventi previsti dalla nuova riforma, quello che sta creando contrapposizione nella maggioranza di governo e reazioni fra le associazioni della proprietà immobiliare è proprio la revisione del catasto, che sicuramente porterà ad un incremento di tasse sia complessivo, che individuale, alla faccia delle recenti rassicurazioni: “Questo governo non tassa e non tocca le case degli Italiani” e “tutti pagheranno la stessa cosa di prima, nessuno pagherà di più e nessuno pagherà di meno”.

La modifica del sistema degli estimi catastali è inoltre uno strappo istituzionale del Governo verso il Parlamento e la sua Indagine conoscitiva sull’Irpef e altri aspetti del sistema tributario , pubblicata dopo sei mesi di inchiesta e 61 audizioni dalle Commissioni Finanze congiunte di Camera e Senato il 30 giugno, per essere la base della riforma fiscale.

Il documento parlamentare non prevedeva modifiche al catasto e alla cedolare secca, ma “l’Europa ce lo chiede”: fra le righe di una Raccomandazione del 2019 del Consiglio dell’Unione Europea, riportata nel sacro testo del PNRR, si indica la necessità di “una riforma dei valori catastali non aggiornati” (v. immagine, tratta dal PNRR).



Può una Raccomandazione, che nell’ordinamento giuridico europeo è priva di efficacia vincolante verso gli Stati membri cui è diretta, prevalere sulla volontà del Parlamento? In Italia oggi succede anche questo.

EFFETTO CHOC
Si considera che il solo annuncio della revisione del catasto porterà ad un deprezzamento delle proprietà e una propensione a svenderle, dovuti al terrore di maggiori imposte patrimoniali sulla casa.

Le preoccupazioni dei proprietari di immobili sono legittime: legate alle rendite catastali, oltre all’Imu, ci sono le imposte di registro, le tasse sulle successioni e donazioni, l’Iva sugli immobili, la Tari e l’Isee. E l’Isee oggi è sempre più importante, è già penalizzante per chi possiede immobili.

L’ACCANIMENTO DEL FISCO SULLA PROPRIETÀ IMMOBILIARE
Già oggi in Italia, prima della mazzata che ci aspetta fra cinque anni, la tassazione è sbilanciata a sfavore degli immobili, rispetto ad un equivalente capitale finanziario.

Considerando un immobile con valore catastale di 200mila euro, l’Imu dovuta è di 2.120 euro all’anno*.

La stessa somma di 200mila euro, investita in titoli finanziari, è soggetta solo ad una imposta di bollo di 400 euro (lo 0,2% del capitale).

Se infine gli stessi 200mila euro sono depositati in un conto corrente bancario, l’imposta di bollo è di soli 34,20 euro (in misura fissa sopra i 5mila euro di giacenza media trimestrale).

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