Turismi

Albergo Diffuso, dalla teoria alla pratica!

Cos’è un Albergo Diffuso? Un fenomeno tutto “Made in Italy”

Interessa chi si occupa e crede al turismo sostenibile, il modello di ospitalità che potrebbe cambiare e rivalutare il panorama dell’offerta turistica del nostro paese, per lo sviluppo di borghi e centri storici, perché non c’è bisogno di alberghi nuovi ma di nuovi alberghi.

Infatti da qualche tempo il sistema italiano dell’ospitalità sta vivendo grandi cambiamenti, e alle strutture tradizionali degli alberghi, dei villaggi e dei campeggi, si sono aggiunte nuove forme di fare turismo e altre formule di ospitalità, più attente ai prodotti del territorio, all’ambiente e alla cultura dei luoghi.
E la nascita e diffusione dell’Albergo Diffuso, ovvero un albergo che non si costruisce, ma che nasce mettendo in rete case pre-esistenti, rientra in questa tendenza generale di evoluzione dell’offerta turistica del nostro Paese, che ha fatto parlare di trend da struttura verticale a orizzontale.

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Per conoscere questo progetto in concreto, abbiamo chiesto all’ideatore del modello dell’Albergo Diffuso, il prof. Giancarlo Dall’Ara di rispondere ad alcune domande, dando la possibilità di approfondire l’argomento a quanti vorranno occuparsi di ospitalità diffusa, che siano amministratori pubblici o privati.

Come e perché aprire un Albergo Diffuso e avere successo sul mercato

Uno dei punti di forza del turismo nel nostro Paese è dato dallo stile di vita dei luoghi, dei borghi, dei centri storici in particolare. L’Albergo Diffuso è una proposta che nasce proprio per offrire questa atmosfera di vita che piace e ha mercato sia in Italia che all’estero. Penso in particolare a chi vive in città o a chi ha già fatto esperienza di viaggi in giro per il mondo e cerca qualcosa di più vero. Un Albergo Diffuso non vende camere in senso stretto, ma luoghi da vivere come residenti, sia pure temporanei. Le camere di un AD infatti sono camere vere, non sono costruite apposta per turisti, e così il resto dei servizi, che sono gli stessi identici servizi che si trovano in un albergo, con la stessa professionalità, condita magari con un po’ in più di sapore locale. La Hall è spesso una piazzetta, o un vicolo. Ricordo ancora quando alla fine degli anni ’90 in un piccolo paese della Sardegna una gentile signora mi chiese qualche consiglio per il suo progetto di B&B, e le dissi “l’Italia è piena di B&B, ed è anche piena di alberghi. Se davvero ti vuoi far notare, insomma se ti vuoi “posizionare”, apri un Albergo Diffuso, ce ne sono pochissimi, e a differenza degli altri sono una proposta di ospitalità tutta italiana”. Ecco, a chi fosse interessato farei lo stesso discorso anche oggi. Gli AD sono e saranno sempre pochi, poche centinaia per intenderci, perché non è facile trovare un gestore davvero capace di avviare una struttura che sembra più un romanzo che un albergo tradizionale. Con tutti i vantaggi che ne derivano per chi sposa questo modello e lo fa proprio.

Quali sono i benefici per lo sviluppo locale?

Un AD è a tutti gli effetti un piccolo volano di sviluppo perché genera filiere, reti. Reti tra proprietari di case, tra piccoli produttori locali, reti con il volontariato, con l’Ente Locale, con il museo del territorio ecc. Se si vuole vendere l’autenticità, questa è la strada. Prodotti locali, prodotti tipici, iniziative per residenti, non per turisti, come quelle dell’associazionismo di identità, non possono mancare. In cambio, a differenza delle proposte extralberghiere, la stagionalità è molto più ampia. Il 90% degli AD conta su una apertura annuale, mentre le case per turisti faticano a fare tre mesi di stagione. Tutto questo grazie al sistema di alleanze locali, che trovano spesso in un AD un punto di riferimento chiave, grazie al fatto che un AD è gestito come una impresa e può contare su un motore commerciale proprio.

Quali sono i vantaggi di un Albergo Diffuso?

Per la comunità locale il vantaggio principale è dato dal recupero di immobili e dall’arrivo di turisti nell’area. Per i proprietari degli immobili e per molti residenti il primo vantaggio è nel valore delle case, che il giorno prima dell’apertura di un AD cresce sensibilmente. Ci sono poi da considerare i nuovi occupati, e soprattutto il clima fiducia che deriva dalla valorizzazione dell’area, del centro storico. Spesso in Italia sono i residenti i primi a non comprendere il valore turistico, ambientale o culturale dei beni dell’area. Se nasce un AD, improvvisamente ci si accorge di quanto il territorio sia importante. In molti Comuni, dopo l’apertura dell’AD, l’Ente Locale ha capito che l’investimento promozionale più significativo era quello di migliorare i servizi per i residenti e l’arredo urbano, e anche questi sono i vantaggi generati da un AD e immediatamente percepibili.

La legislazione italiana e gli Alberghi Diffusi. Opportunità o minaccia?

La legislazione italiana è un disastro. Teoricamente sia il Ministero che la quasi totalità delle Regioni (16 per l’esattezza) ha una norma accettabile, e coerente con il modello dell’AD. Fa eccezione il Friuli Venezia Giulia che ha una normativa del tutto inaccettabile, perché equipara un Albergo Diffuso ad una banale rete di case. E così penalizza i pochi AD veri che pure esistono anche in Friuli. Con le altre Regioni il discorso è migliore, ma purtroppo mancano spesso i Regolamenti attuativi delle norme, o sono contraddittori. Personalmente seguo questo ginepraio da sempre, e c’è da scoraggiarsi. Il problema principale è l’approssimazione. Si sente dire “albergo diffuso”, il nome piace subito, e si pensa a una rete di case, anche distanti tra loro, magari in Comuni diversi. Non si pensa che al nome corrisponde un modello ampiamente sperimentato che ha le sue regole. Infatti quasi tutte le centinaia di progetti che avevano solo il nome di “Albergo Diffuso” e non la sostanza, sono rimasti nei cassetti, sono stati utilizzati per una campagna elettorale, oppure sono stati chiusi il giorno dopo l’apertura. Mentre gli AD veri, o almeno quelli che hanno il 90% dei requisiti minimi, ce la stanno facendo benone. Certo se le Regioni avessero delle normative serie e chiare, sarebbe meglio. Si potrebbe far chiudere qualche abusivo (ce ne sono tanti, da Torino a Siena, con un picco in Puglia), e si potrebbe magari trovare qualche incentivo in più per gli AD veri.

Alberghi diffusi operanti in Italia, riconosciuti dall’Associazione nazionale e descritti nella guida degli Alberghi Diffusi edita dall’Associazione nazionale degli AD in collaborazione con il Touring Club Italiano.

Albergo Diffuso, Paese Albergo e Residence Diffuso, ci spiega la differenza?

Il primo, Albergo Diffuso, è un albergo orizzontale che risponde a tutte le norme di un albergo. Il secondo, Paese Albergo, è una rete di diverse forme di ospitalità diffusa che centralizzano alcuni servizi (ad es. il booking e l’accoglienza), ma restano indipendenti. Non è quindi un albergo, ma una rete ospitale. Il Residence Diffuso invece è una rete di case che condivide alcuni servizi comuni ed è gestita unitariamente in forma imprenditoriale. Tutte queste forme di ospitalità che ho modellizzato negli anni, sono riconosciute gratuitamente dall’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi.

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Per la collaborazione e realizzazione del post ringrazio il prof. Giancarlo Dall’Ara. Dopo aver messo a punto il modello dell’Albergo Diffuso, ha fondato l’Associazione nazionale degli Alberghi Diffusi della quale è presidente. Docente presso il CST di Assisi, Consulente di marketing nel turismo, ha collaborato con enti turistici pubblici e privati proponendo un approccio non tradizionale e sviluppando temi che vanno dal marketing del ricordo al marketing di nicchia, nei quali valorizza strumenti quali il racconto, il dono, le relazioni, il concetto di luogo.
È autore di numerose pubblicazioni sul turismo.

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